La storia si ripete, dimostrando ancora una volta che i monopoli sono dannosi per gli utenti. Nel piccolo mondo dello streaming (cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni) arriva un fulmine a ciel sereno dalle indiscrezioni fornite da Bloomberg. Il protagonista? Twitch.
Amazon vorrebbe guadagnare di più
Quando si parla di live streaming, la prima piattaforma che viene in mente è ovviamente Twitch. Nata dalle rovine di Justin.tv, si è da tempo specializzata in contenuti dedicati ai videogiochi prima di espandersi a tutti i tipi di show. Oggi ci sono programmi molto vari e puoi persino trovare dibattiti, quiz e altre tipologie di notizie.
Ma la proprietà ora è di Amazon e sembra che le recenti volontà a Seattle indichino un aumento dei profitti generati dalla piattaforma. A questo proposito, saranno considerate strade diverse.
Streamer arrabbiati o spettatori arrabbiati?
Bloomberg: Twitch is considering changes to its partner program
— Nibel (@Nibellion) April 27, 2022
Currently discussed ideas (not finalized):
– incentives for more ads
– new rev split (70% -> 50%)
– new tiers system
– no more exclusivity
– changes could be implemented this summer
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Una delle prime possibilità è ovviamente quella di aumentare la pubblicità. Di recente, Twitch ha cercato di aumentare il volume degli annunci trasmessi sulla sua piattaforma incoraggiando gli streamer a includerne di più sul proprio canale. Questi sono tuttavia visti molto male dal pubblico che a volte guarda contenuti dal vivo e non vuole perdere il colpo di scena perché 10 secondi prima è stata lanciata una pubblicità.
Secondo Bloomberg, Twitch starebbe valutando quindi la possibilità di rivedere la monetizzazione di streamer e streamer. In questo momento, ci si può iscrivere ai contenuti di un canale o fare una donazione ai propri streamer preferiti. Di tutto questo, Twitch recupera il 30% dei profitti e lascia quindi il 70% ai creatori di contenuti.
Tuttavia, per i più grandi streamer, questa quota potrebbe aumentare fino al… 50%. Potrebbero quindi essere creati diversi livelli, riducendo gradualmente la quota di compartecipazione alle entrate degli streamer man mano che i loro guadagni aumentano, in modo simile agli scaglioni fiscali. Naturalmente, alcuni dei principali streamer si sono affrettati a esprimere il loro dispiacere/rabbia sui social media.
In cambio, questo contratto con il partner Twitch meno attraente dal punto di vista finanziario lascerebbe ai creatori più libertà revocando la clausola di esclusività della piattaforma. Diventerebbe quindi possibile trasmettere questi contenuti anche su YouTube o Facebook, ad esempio.
Un’idea pericolosa
Ovviamente bisogna capire che cosa succederà ma attaccare i ricavi dei principali motori della piattaforma può rivelarsi un gioco molto pericoloso. Anche quando le alternative non sono particolarmente convincenti, Twitch potrebbe assistere a un esodo dei suoi creatori verso concorrenti come YouTube o Mixer di Microsoft…