Il battery gate che ha coinvolto Apple è solo all’inizio. Prima le accuse alla società di Cupertino per aver volontariamente rallentato alcuni modelli di iPhone; poi l’ammissione di Apple di averlo fatto per preservare il corretto funzionamento dei dispositivi; infine le scuse dello stesso produttore, che in una lettera aperta ai suoi clienti ammette di non essere stato chiaro nella comunicazione.
Arrivano le class action contro Apple
Finito il polverone iniziale rimangono le cause: le class-action continuano a piovere da ogni angolo del Globo. Dalla California all’Illinois, passando per il Texas, New York, Israele, l’Europa e l’Asia. Cause civili e penali. 9to5Mac sostiente che, ad oggi, l’azienda americana sia coinvolta in una quindicina di class-action.
Alcune cause sostengono che il comportamento di Apple abbia ingannato i consumatori. Altre affermano che i possessori dei vecchi smartphone hanno patito un danno economico come risultato di ciò. Il punto cruciale è che molti consumatori ritengono che l’azienda abbia prematuramente spinto i clienti ad acquistare un nuovo iPhone, quando una batteria sostitutiva avrebbe risolto il problema con costi sensibilmente inferiori.
Ora la battaglia si sposta ora nei tribunali e sono in molti a chiedersi quale sarà l’esito della vicenda. Per capire cosa rischia Apple, il portale Mashable, che conta circa 45 milioni di utenti unici al mese, ha interpellato alcuni avvocati civilisti ed esperti in diritto commerciale americani.
Due questioni fondamentali
Secondo Justin T. Kelton, un legale di Brooklyn specializzato in cause commerciali, i giudici dovranno innanzitutto risolvere due questioni di massima importanza: e cioé comprendere se Apple ha intenzionalmente venduto ai suoi clienti dispositivi difettosi e se l’azienda abbia in qualche maniera ingannato gli acquirenti. Cuore delle due domande è stabilire l’intenzione di Apple.
Con molta probabilità, dunque, i giudici non riterranno le cause infondate, afferma Phil Griffis avvocato civilista di Houston. Ma ciò non significa che dovranno giungere per forza a una decisione di condanna.
“Apple ha ammesso pubblicamente di aver distribuito aggiornamenti software in grado di modificare il comportamento nell’alimentazione dei telefoni,” dice Griffis. “Ma la vera domanda è: per quale motivo? Non lo sapremo con precisione finché Apple non produrrà i suoi documenti e spiegherà le ragioni delle sue azioni“.
Ma dopo aver trascinato in giudizio Apple, i ricorrenti dovranno produrre alcune prove fondamentali, ed alcune di queste saranno difficili da motivare. È ciò che sostiene Charles Lee Mudd Jr, avvocato di Chicago e membro del board della International Technology Law Association.
Prima di tutto i ricorrenti dovranno dimostare che un significativo numero di consumatori ha acquistato un nuovo smartphone solo perché quello vecchio era diventato troppo lento. Ciò si annuncia difficile da provare anche perché bisognerà stabilire quanto tali rallentamenti sono stati prodotti da Apple e quanto da altri fattori; per poi provare che, nello specifico, il decremento delle prestazioni ha portato i consumatori a sostituire i loro dispositivi.
I consumatori avrebbero sostituito le batterie esauste?
Si dovrà inoltre dimostrare che i consumatori avrebbero scelto di sostituire la batteria per risolvere i problemi del telefono piuttosto che comprarne uno nuovo. Per questo Mudd è molto scettico che tale accusa possa reggere all’esame dei tribunali.
“La sostituzione della batteria di un iPhone — nel bene o nel male — non è un procedimento semplice” continua Mudd . “Personalmente non sono così sicuro che molti consumatori avrebbero scelto di sostituire la batteria pur sapendo di risolvere il problema“.
In terza battuta, i ricorrenti dovranno provare che le funzioni di rallentamento degli smartphone sono state distribuite senza il consenso dei clienti. Per Mudd anche questo punto rischia di rappresentare una debolezza per l’accusa. Nessun utente infatti è obbligato ad installare un aggiornamento di un sistema operativo e quando decide di farlo accetta solitamente una serie di termini e condizioni.
Apple voleva aiutare i suoi clienti o danneggiarli?
Infine, l’accusa dovrà dimostrare che Apple ha volutamente cercato di peggiorare le performance degli iPhone più datati. L’esatto contrario di quello che afferma Cupertino: l’aggiornamento aveva sì lo scopo di rallentare alcuni modelli di iPhone con batterie esauste, ma per prevenire spegnimenti indesiderati e anomalie nel funzionamento.
Dunque, la battaglia è aperta, ma mettere Apple nell’angolo sarà tutt’altro che semplice.
L’impatto del danno di immagine
Ma c’è un altro punto di vista che non può non essere considerato. Anche se Apple risulterà vincitrice nei tribunali, difficilmente se la caverà senza qualche ferita. L’azienda dovrà comunque affrontare costi legali molto alti e potrebbe accettare accordi risarcitori extragiudiziali, esponendosi però a potenziali danni di immagine.
Apple ha spesso beneficiato della sua immagine di azienda socialmente responsabile e consumer-friendly, Lo stesso Ceo Tim Cook ha più volte parlato in pubblico di questioni sociali ed è sostenitore dell’importanza della trasparenza all’interno dell’azienda.
“Se qualcuno mai sospettasse che Apple è una società che, in segreto e a detrimento dei suoi clienti, manipola i prodotti pochi anni dopo la loro commercializzazione, l’immagine della società californiana rischierebbe di uscirne fortemente danneggiata” conclude Kelton.
Questo caso deve servire da monito a tutti i produttori, sostiene il legale.
“Le aziende che operano ragionevolmente, con trasparenza e con correttezza non dovrebbero preoccuparsi” dice Kelton. Ma questo caso dovrebbe servire come campenello di allarme per le società che volessero intraprendere la strada delle pratiche scorrette. L’innovazione è certamente essenziale, ma è altrettanto essenziale che i consumatori sappiano sempre cosa sta succedendo”.