La Commissione europea ha sancito che l’Irlanda dovrà recuperare da Apple 13 miliardi di euro non versati al fisco. La sentenza arriva direttamente dai fascicoli analizzati dalla commissaria Margrethe Vestager che dopo anni di indagini hanno messo sotto i riflettori sgravi fiscali ottenuti sottobanco dalla compagnia di Cupertino con lo stesso Governo irlandese per potersi muovere liberamente in Europa. Il periodo preso in esame parte dal 2003 e arriva fino al 2014 con Apple che nei primi anni riuscì da subito a spuntare un’imposizione sui profitti europei dell’1% per poi arrivare allo 0,005%.
Irish tax rulings to Apple are illegal state aid. Effective taxation as low as 0,005 pct. #Apple has to repay up to €13 billion unpaid tax.
— Margrethe Vestager (@vestager) 30 agosto 2016
La risposta di Cupertino non si è fatta attendere e nel definire “nefasta” la decisione dell’Ue minaccia un contraccolpo su investimenti e lavoro in Europa oltre che rivolgersi in appello per ribaltare la sentenza. Dal comunicato si apprende che: “Apple segue la legge e paga tutte le tasse che deve ovunque opera. Faremo appello e siamo fiduciosi del fatto che la decisione possa essere rovesciata” e continua con: “L‘argomentazione della Commissione non riguarda quanto Apple paga in tasse, ma riguarda quale governo raccoglie i soldi. Avrà un effetto profondo e dannoso sugli investimenti e la creazione di lavoro in Europa”.
Anche il ministro irlandese delle Finanze, Michael Noonan, si è espresso contro: “Sono in profondo disaccordo con la decisione della Commissione. Il nostro sistema di tassazione è fondato sulla stretta applicazione della legge, come stabilito dal Parlamento, senza alcuna eccezione”.
Irlanda, isola dorata
Non solo Apple, negli anni l’Irlanda ha provato a risollevarsi dalle diverse crisi economiche attirando imprese multinazionali straniere (Amazon e Google sono altri casi eclatanti .ndr) concedendo tassi agevolati associati alla possibilità di vendere e pagare le tasse in Europa. L’aliquota fiscale standard nell’isola è pari al 12,5%, tutto il resto è da considerarsi come un aiuto di Stato.
“Di fatto, il trattamento fiscale riservato alla Apple da Dublino le ha consentito per anni di evitare di pagare le tasse sui profitti generati dalle vendite nell’interno mercato unico Ue, grazie alla decisione presa dalla società di registrare tutte le vendite in Irlanda, invece che nei paesi Ue dove i prodotti erano effettivamente venduti.”