Il cambiamento della registrazione di musica in studio e le varie possibilità che le band emergenti sfruttano per produrre i propri dischi.
La musica moderna ha subito un processo di digitalizzazione decisamente aggressivo che ha favorito sempre di più l’utilizzo di PC, MAC e dei relativi dispositivi per la registrazione in studio. Se prima registrare un disco o anche un singolo brano richiedeva l’aiuto di un professionista, adesso gli artisti e le band emergenti possono produrre la loro musica direttamente da casa.
Da una parte questo ‘passaggio’ dall’analogico al digitale è stato incredibilmente vantaggioso, in quanto ha permesso a tutti di fare musica, anche ai giovani artisti che magari non avevano grandi possibilità economiche. Bisogna sempre tenere conto che la registrazione di un disco in uno studio professionale prevede una spesa decisamente elevata, una spesa spesso difficile da sostenere.
A questo si aggiunge il fatto che la vendita dei CD e degli LP ormai non permette più alle etichette e ai relativi artisti di ‘pagarsi le bollette’, infatti nonostante ci siano tantissimi gruppi sotto svariate etichette, difficilmente quelle più ‘underground’ possono permettersi di pagare le spese di produzione del CD a tutte le band sotto contratto.
Non è una sorpresa infatti che nei generi ‘di nicchia’ anche le band sotto etichetta siano costrette ad autoprodursi. Quelle con meno possibilità economiche cercano vari escamotage per poter alternare la produzione domestica a quella in uno studio professionale. Chiaramente le esigenze cambiano: la musica con una vasta componente digitale come la trap o il rap moderno sono meno dispendiose in termini economici rispetto al rock, l’hard rock o il metal che richiedono la registrazione di più strumenti e tracce.
La fine della presa diretta
Uno dei principali nemici che gli artisti devono affrontare in studio è il tempo. Questo perché ormai sono pochissimi i dischi registrati in presa diretta (viene usata ancora nel campo jazz), ovvero con le tracce dei singoli musicisti (o dell’intera band) catturate ‘dal vivo’ per poi effettuare vari tagli e modifiche. Spesso infatti gli studi di registrazione tendono a far ripetere singole tracce o anche piccoli ‘pezzi’ di un brano come un riff particolarmente difficile o un assolo complesso.
Questo porta a una notevole perdita di tempo che si traduce in costi, in quanto gli studi di registrazione vengono (giustamente) pagati ad ore. C’è anche un altro problema: spesso capita che un particolare brano provato in sala prove, una volta portato in studio non convinca totalmente il gruppo. Come affermato anche da musicisti professionisti, il ‘groove’ del sound in sala prove è assolutamente diverso da quello ‘registrato’. Le registrazioni moderne infatti tendono a dare un senso di ‘freddezza’ al musicista che può decidere di variare un ritmo o cambiare completamente un riff per renderlo più idoneo al tipo di ‘suono’ che si vuole ottenere in fase di mix e mastering.
La soluzione domestica
Tutti questi piccoli ostacoli si possono aggirare con un po’ di sano ‘home recording’, usando un buon PC e una scheda audio esterna (su questo sito web potrete trovare più informazioni in merito). Occorre ovviamente acquistare e studiare un software per la produzione musicale, in modo da poter effettuare la registrazione delle tracce degli strumenti a metronomo. Allestire una sala prove personale dove poter registrare si rivela spesso molto più conveniente per una band, piuttosto che sborsare le cifre alte richieste per la registrazione completa in studio.
Essere seguiti da un tecnico del suono porta sicuramente dei benefici, in quanto potrà dare suggerimenti e aiutare i gruppi, non a caso il ‘sound engineer’ è stato fondamentale anche per artisti di fama mondiale, basta pensare ad Alan Parsons per i Pink Floyd. Per i dischi di esordio però, le band moderne emergenti possono decidere di sacrificare un minimo di qualità per risparmiare.
Un’altra soluzione molto gettonata consiste nel registrare voce, basso e chitarre in home recording, lasciando le spese dello studio solo alla batteria. In alcuni casi per questioni prettamente economiche, la batteria viene realizzata dal batterista su delle tracce ‘digitali’ che vengono poi rimaneggiate in studio usando dei campionatori di vari kit professionali di batteria. Questo fa storcere il naso ai puristi, ma in realtà è un metodo usato anche dai musicisti professionisti. Ormai la digitalizzazione è arrivata a un punto che un orecchio poco esperto fa molta fatica a distinguere uno strumento registrato da un essere umano e uno prodotto completamente al computer.
Altro metodo: rivolgersi a uno studio professionale solo per il mix e il mastering, consegnando tutti i brani con le tracce registrate. Il risultato finale del disco spesso viene determinato proprio da questi due processi che comunque presentano un costo molto alto.