Smart working sì o smart working no? Se n’è discusso molto nel nostro Paese, e probabilmente se ne discuterà ancora, ma non c’è dubbio che il lavoro da remoto, quello svolto lontano dalle scrivanie dell’azienda porti con sè dei pro e dei contro.
A capire esattamente quali siano questi pro e contro ci ha provato Attiva, distributore primario del marchio EIZO in Italia, con un sondaggio sul rapporto tra le persone e lo smart working, condotto proprio dal brand di soluzioni di visualizzazione.
Cinque milioni di italiani
Dal 2020 ad oggi, più di 5 milioni di italiani hanno lavorato più o meno stabilmente da casa. Di fatto, la pandemia ha intensificato una tendenza al lavoro smart che era viva anche prima, ma che procedeva in modo molto più lento e graduale. Oggi, a distanza di più di due anni, EIZO ha deciso di scoprire come le persone stanno effettivamente lavorando e che opinione hanno del lavoro smart, cosa vorrebbero in futuro e quali sono le loro principali preoccupazioni.
Il primo dato è positivo: il 56% degli intervistati sarebbe felice di lavorare da casa anche in futuro, segno che l’esperienza è stata appagante e che la produttività non è più vincolata al luogo di lavoro. La soluzione migliore sembrerebbe il lavoro ibrido, con alternanza tra home working e tradizionale attività in ufficio: il 91% delle persone la pensa così e vorrebbe che l’ufficio restasse comunque un punto di riferimento.
Purtroppo, approfondendo emergono dati meno convincenti e qualche preoccupazione di troppo. Il 32% degli intervistati, infatti, è preoccupato circa l’equilibrio tra il lavoro e il tempo libero, e questo dipende – oltre che dall’organizzazione della giornata – anche dal fatto di lavorare e trascorrere il tempo libero nello stesso ambiente.
Poco tempo libero
Il dato più preoccupante, però, è un altro: il 60% delle persone teme possano insorgere malattie legate al lavoro da casa. Tutto ciò può dipendere da diversi fattori: innanzitutto, occorre avere in casa uno spazio dedicato al lavoro, bisogna poi curare il proprio benessere psicologico e, soprattutto, disporre di un’attrezzatura corretta. I datori di lavoro devono intervenire in fretta, poiché il 40% sostiene di non avere strumenti che favoriscono il lavoro da casa e il 36% dice di non essere stato supportato dalla sua azienda in tal senso.
In particolare, secondo la ricerca di EIZO una soluzione ottimale prevede:
- Un monitor regolabile posto all’altezza giusta (quella degli occhi), per evitare affaticamento visivo. Meglio ancora se il monitor dispone di funzionalità per la salvaguardia della vista;
- Una sedia con un corretto supporto lombare;
- Mouse e tastiera wireless per una postura corretta;
- Un ambiente ordinato, che favorisce la concentrazione e la produttività;
- Un ambiente di lavoro separato da quello in cui si dorme o si mangia, così da creare una divisione tra le varie esperienze che contraddistinguono la giornata;
- Coltivare hobby e pianificare attività al di fuori dell’orario di lavoro;
- Pause regolari ed esercizio fisico.
Lo smart working non verrà meno con l’attenuarsi della pandemia e, se ben progettato e gestito, porterà le imprese verso la modernizzazione del paradigma di lavoro, con più produttività ed efficienza. Ma è fondamentale che il benessere individuale venga sempre preservato, pur all’interno di dinamiche ancora tutte da scoprire.