Il canone Rai tornerà a 90 euro a partire dal 2025, secondo le disposizioni contenute nel documento di manovra finanziaria attuale.
La decisione è stata formalizzata dopo il voto della Commissione Bilancio al Senato, che ha espresso la propria contrarietà all’emendamento proposto dalla Lega per una riduzione a 70 euro, l’importo attualmente in vigore. Nonostante la richiesta di modifica, il voto ha visto la maggioranza governativa divisa, evidenziando le tensioni interne tra i vari schieramenti, con Forza Italia che ha votato contro l’emendamento, malgrado il consenso del Tesoro.
Decisione della Commissione Bilancio
La Commissione Bilancio ha bocciato l’emendamento con un risultato di 12 voti contrari e 10 a favore, segnando un momento significativo nella discussione del bilancio statale. Questo voto ha messo in luce le fragilità degli accordi tra i partiti di governo e ha sollevato interrogativi sulla stabilità delle future politiche fiscali. L’assenza di un accordo sulla riduzione del canone rappresenta un inciampo che potrebbe influenzare l’intero panorama delle entrate pubbliche.
Impatto economico della riduzione
Non procedere alla diminuzione del canone di 20 euro avrebbe ripercussioni notevoli sul budget di Rai. Le stime indicano una perdita di 430 milioni di euro in entrate per il servizio pubblico radiotelevisivo, ponendo in discussione la sostenibilità economica della Rai stessa. Alcuni esperti evidenziano che queste eventuali mancate entrate non solo minacciano l’equilibrio finanziario dell’ente, ma potrebbero richiedere aggiustamenti, come l’aumento della soglia pubblicitaria, misura che non sarebbe vantaggiosa per le emittenti private, in particolare Mediaset.
Come si pagherà il canone Rai
Il canone Rai è un’imposta sul possesso di un dispositivo in grado di ricevere i canali televisivi e deve essere versato anche da coloro che non fruiscono dei programmi della Rai. Anche nel 2025, il pagamento sarà effettuato tramite addebito diretto sulla bolletta elettrica, mantenendo una modalità già consolidata negli anni passati. Questa struttura di pagamento implica che i cittadini sono obbligati a corrispondere il canone, indipendentemente dal consumo reale dei servizi offerti dalla televisioni pubblica.