Nel corso della giornata di ieri Samsung ha alzato il velo sulla nuova gamma di smartphone di fascia alta: la serie Galaxy S21. Oltre al nuovo design e componenti di ultima generazione, il produttore ha introdotto alcune funzionalità legate alla privacy che potrebbero essere passate in secondo piano ma il cui tempismo dopo quanto successo a WhatsApp sembra essere perfetto.
Foto più sicure
Come sottolinea XDA-Developers, il Galaxy S21 consente di cancellare alcuni metadati EXIF associati alle foto prima di condividerli. Questo è particolarmente importante nel caso delle informazioni sulla geolocalizzazione.
Scegliendo una foto e l’opzione di condivisione, sarà quindi disponibile una nuova funzione per nascondere il luogo esatto in cui è stata scattata la foto. Nella peggiore delle ipotesi, un utente malintenzionato di Internet potrebbe effettivamente essere in grado di trovare fisicamente una persona grazie a latitudine e longitudine.
Non sorprende quindi che nel corso dei mesi, varie applicazioni all’interno del Play Store come Photo Exif Editor, Photo Metadata Remover o ExifTool abbiano introdotto questa funzione.
Private Share e Know Vault
Tuttavia, Samsung ha fatto un ulteriore passo avanti con Private Share, una nuova app di condivisione sicura. Quest’ultima, infatti, consente di trasferire supporti o documenti con la possibilità di limitare i diritti di accesso nel tempo.
La condivisione privata è disponibile dagli smartphone Galaxy con Android 9 e versioni successive. Tuttavia, anche il destinatario deve possedere l’app sul proprio smartphone in modo che possa controllare il contenuto.
La nuova serie Galaxy S21 ospita anche Knox Vault con un processore e uno spazio di archiviazione sicuro oltre ad una tecnologia che protegge le password e le informazioni biometriche. Il dispositivo garantisce l’integrità del sistema, in particolare per prevenire un’intrusione di basso livello orchestrata per modificare i permessi.
Per lo sviluppo del Knox Vault, Samsung ha lavorato fianco a fianco con il fondatore Qualcomm al fine di offrire un meccanismo di sicurezza simile al chip T2 di iPhone.