copyright

Copyright, il Parlamento europeo approva la direttiva. Ecco cosa cambia

Il Parlamento europeo ha dato l’ok alla direttiva sul copyright con le nuove regole sul diritto d’autore. Il via libera dall’aula di Strasburgo all’accordo provvisorio raggiunto a febbraio sulle nuove norme sul rispetto del copyright in Internet è passato con 348 sì, 274 no e 36 astenuti. Le nuove norme, che includono salvaguardie alla libertà di espressione, consentiranno a creatori ed editori di notizie di negoziare con i giganti del Web.

L’ufficializzazione della nuova Web era

«È un momento cruciale per la cultura europea, per l’economia digitale, per la difesa dei nostri valori Ue». Si esprime con queste parole la commissaria Ue al digitale Mariya Gabriel. «La nuova direttiva sul copyrightpermetterà di adeguare il diritto d’autore al Ventunesimo secolo». Andrà «a favore di autori, interpreti, giornalisti, editori, produttori di film e musicali», ha aggiunto la Gabriel.

Obiettivi della Direttiva

La direttiva della Commissione europea si propone di aggiornare una regolamentazione sul copyright ferma a un testo del 2001, adeguando i paletti legislativi di allora a un mercato cambiato in profondità dai tempi pionieristici del primo e-commerce (eBay) e di un Web diversissimo da quello di oggi. L’obiettivo è salvaguardare «un elevato livello di protezione del diritto d’autore e dei diritti connessi», adattando le norme sul diritto d’autore a un mercato monopolizzato da colossi internazionali che fatturano sull’uso – gratuito – di contenuti prodotti da terzi. Come? In sostanza, le piattaforme che monetizzano sull’intermediazione di opere altrui, come Google, Facebook o Youtube, devono «responsabilizzarsi» e assicurare la stipula di licenze con i legittimi proprietari dei diritti o la rimozione dei contenuti protetti da copyright. A garantire l’una e l’altra condizione sono i due articoli più controversi del testo.

Gli articoli della zizzania

L’articolo 15 e l’articolo 17 hanno raggiunto la notorietà perché introducono, rispettivamente, una «link tax» (tassa sui link) e un upload filter (un filtro sul caricamento dei contenuti). L’articolo 15 stabilisce che gli Stati membri debbano provvedere perché «gli autori delle opere incluse in una pubblicazione di carattere giornalistico ricevano una quota adeguata dei proventi percepiti dagli editori per l’utilizzo delle loro pubblicazioni da parte dei prestatori di servizi della società dell’informazione». In altre parole gli autori di un contenuto editoriale veicolato dalle piattaforme online (per esempio Google News) devono essere remunerati dai propri editori. L’articolo 17 sancisce invece che «un prestatore di servizi di condivisione di contenuti online deve ottenere un’autorizzazione dai titolari dei diritti», attraverso una licenza. Se un contenuto protetto da copyright viene caricato senza licenza, le piattaforme si accollano la responsabilità della violazione.