Exodus spyware

Exodus: uno spyware scoperto in Google Play spiava gli italiani

Si chiama Exodus ed è un software spyware italiano che, camuffato come una normale app, ha per mesi spiato gli ignari italiani che avevano scaricato quel software senza sapere quale fosse la sua vera natura.

Il software Exodus, come riporta Security without borders, che in collaborazione con Motherboard ha effettuato la scoperta, era indirizzato ai dispositivi Android e, inizialmente, sarebbe stato prodotto da una società calabrese che opera nel settore della videosorveglianza con rapporti con le forze dell’ordine, ma il suo utilizzo legale sarebbe presto scappato di mano. Questo tipo di app infatti può essere installato solo con una pronuncia dell’autorità giudiziaria che la autorizzi, come avviene nel caso delle intercettazioni telefoniche.

Invece, su Google Play sono finite circa 25 varianti di questa applicazione che, in teoria, avrebbe potuto essere scaricata da chiunque in buona fede, a causa di un errore di compilazione del codice che non limitava il download dell’app solo ad alcuni specifici soggetti.

Ora la domanda lecita è: si tratta di un errore informatico o di una deliberata distrazione da parte dello sviluppatore? Al momento è presto per fornire una risposta definitiva, ma quello che ammanta questa storia di un colore tutto italiano è il modo in cui si è arrivati ai responsabili della creazione dello spyder.

All’interno dei codici sono state individuate alcune parole calabresi, come “mundizza” (spazzatura) e addirittura il nome di Rino Gattuso. E i Dns con i quali le app dialogavano portavano tutti in una direzione, quella della eSurv di Catanzaro.

Ma cosa poteva fare l’app Exodus: una volta installata, lo spyware era in grado di comunicare la posizione del telefono, ma anche di leggere le chat, i messaggi, l’agenda e, ovviamente, ascoltare e registrare le telefonate. Secondo Security without Borders l’app poteva addirittura scattare foto all’ambiente circostante e registrare l’audio ambientale.

Ora la Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta, per appurare le responsabilità della vicenda.