Gli adblocker nascono per risparmiare a chi naviga in Internet banner e schermate pubblicitarie (pop-up) che rallentano o rendono difficoltosa la lettura di pagine e articoli. Sono gli adblocker, software che come lo stesso nome suggerisce filtrano, anzi bloccano i messaggi pubblicitari.
Perfetti per chi da questi trae soltanto noia e fastidio, sono invece forieri di problemi per le aziende che investono notevoli somme di danaro in advertising on-line. Si calcola infatti che circa 27 miliardi di dollari investiti in pubblicità on-line lo scorso anno siano stati vanificati dagli adblocker.
Il problema si acuisce quando alla base del loro funzionamento vi sono dinamiche poco trasparenti che impediscono la visualizzazione di alcuni messaggi lasciandone invece passare altri.
Non è escluso infatti che alcune software house specializzate in adblocker ricevano finanziamenti affinché le proprie app di blocco risultino efficaci contro alcuni inserzionisti mostrandosi invece tolleranti con altri.
Partendo da questo stato di cose, Facebook definisce la sua politica e fa sapere che non ci saranno più filtri alle pubblicità in bacheca, almeno per quanto riguarda la versione desktop e quella riprodotta da browser tramite smartphone. L’app Facebook per Android e iOS è invece immune agli ad-blocker già da tempo. Fastidiosa o meno, la pubblicità on-line è spesso l’unica via per garantire agli utenti una fruizione gratuita dei contenuti.
Dal canto loro, le case sviluppatrici di abblocker come Abp di Adblock Plus accolgono la sfida assicurando una reazione decisa.