Facebook è nei guai in Germania. Per la prima volta, la magistratura tedesca sta indagando sul colosso americano e su alcuni suoi top manager. Fra questi, naturalmente, c’è anche Mark Zuckerberg, il fondatore.
Il motivo? La mancata rimozione di alcuni contenuti inappropriati. Nella fattispecie, si tratta di vere e proprie minacce e della negazione del genocidio ebraico.
Le indagini, secondo il settimanale Der Spiegel, sono in mano alla Procura di Monaco di Baviera. Facebook si difende strenuamente facendo sapere che sul suo social network non c’è posto per l’odio. E che sono tutelati i diritti di tutti.
In realtà non è il primo caso in cui la Rete di Zuckerberg è al centro di polemiche. O per la tardività della rimozione di contenuti inappropriati o per la scarsa intelligenza del suo algoritmo di controllo. O, ancora peggio e per usare un eufemismo, per la poca prontezza mentale dei controllori fisici.
Facebook e le rimozioni tardive: il caso della Napalm Girl
È ancora fresco il caso della censura dell’immagine della cosiddetta “Napalm Girl“, che ritraeva una bambina di nove anni nuda che corre in fuga dagli attacchi americani. Una celeberrima foto scattata durante la guerra del Vietnam scambiata per contenuto pornografico e censurata più volte in poche ore anche dopo il diluvio di proteste scatenate da Aftenpostes il principale quotidiano scandinavo che, dopo averla pubblicata, si è visto bannare l’account.
In seguito al ravvedimento tardivo del social network lo stesso giornale aveva dedicato alla vicenda una prima pagina con annessa lettera aperta a Mark Zuckerberg.
Ora Facebook torna sotto i riflettori per un’indagine partita dalla denuncia di un avvocato di Wuerzburg, Chan-jo Jun. Il legale accusa Facebook di aver omesso di rimuovere “istigazioni all’omicidio, minacce di violenza, negazioni dell’olocausto e altri crimini” nonostante fossero stati debitamente segnalati.
Facebook: accuse anche in Italia
Proprio ieri, fra l’altro, un altro caso spinoso per Facebook. In Italia, il tribunale di Napoli ha accolto parzialmente le richieste della mamma di Tiziana Cantone, la 31enne suicida dopo la diffusione di video hard che la ritraevano. Facebook avrebbe dovuto rimuovere i contenuti sconvenienti riguardanti la ragazza in modo più rapido.