- Titolo: Il labirinto del silenzio
- Genere: Drammatico
- Anno: 2014
- Durata: 2 ore e 4 minuti
- Regista: Giulio Ricciarelli
- Attori principali: Alexander Fehling, André Szymanski, Friederike Becht
Siamo in Germania nel 1958. E i tedeschi sembrano essersi messi alle spalle il nazismo. Le sue rovine, sia fisiche sia morali. Le città sono state ricostruite, l’economia viaggia col vento in poppa e la popolazione si gode la pace e guarda al futuro. Ma è davvero possibile cancellare gli orrori della guerra? Si può davvero tornare a vivere fianco a fianco con chi, solo poco più di 10 anni prima, veniva torturato e ucciso? E quante persone, tolta l’uniforme del terzo Reich, hanno indossato gli abiti civili come se nulla fosse?
A tutte queste domande tenta di dare una risposta e uno spunto di riflessione Il labirinto del silenzio. Che segue l’azione del giovane procuratore Johann Radmann – biondo, aitante e ariano che più ariano non si può – che decide di fare venire a galla la verità sui campi di concentramento e sulle milioni di uccisioni perpetrate ai danni degli ebrei. Perché – e questa è una delle cose che più stupisce nel sentire raccontare questa storia – alla fine degli anni ’50 la maggioranza dei tedeschi ignorava che cosa fosse avvenuto nei campi di prigionia…
Muoversi in un labirinto del silenzio
La storia di fondo del film è sicuramente il suo punto di forza. Insieme allo stupore di Radmann nello scoprire le atrocità… uno stupore che diventa velocemente indignazione e determinazione nel punire chi si è macchiato di tali nefandezze. E non importa se questo vuol dire mettere in discussione l’intera struttura della società e perfino le proprie radici familiari. In una delle scene più riuscite de Il labirinto del silenzio, il giovane procuratore, ubriaco e sconvolto, accusa tutti coloro che incontra per strada di aver messo la testa sotto la sabbia, di aver lasciato che il Reich compiesse indicibili atrocità. Senza muovere un dito.
La pellicola di Ricciarelli non è certo perfetta e aggiunge alla trama principale una serie di sotto-trame meno interessanti, a cominciare dalla love story che coinvolge Radmann. Questa scelta, così come l’eccessiva lunghezza, annacquano il pathos del film. Che resta comunque un documento importante e un’occasione per riflettere che vi consiglio di cogliere.
Il mio voto è: 7
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- Il Labirinto Del Silenzio