Quello del marketing è un linguaggio emozionale, i cui termini solleticano le aree più affabili della nostra mente per giungere a un obiettivo: vendere un prodotto o un servizio.
Nel mondo della telefonia mobile e, più in generale, della tecnologia una delle parole più in voga e più menzionate dai produttori è “innovazione”. Tutto, anche funzionalità già da tempo presenti sul mercato, sono per i marketing manager “innovative”. Peccato che in molti casi non sia così. Innovare, dice il vocabolario, signica rendere disponibile un qualche tipo di novità, sia essa una funzione, un sistema, un processo produttivo o qualsiasi altra cosa che prima non c’era.
Ed è proprio il fatto di rendere disponibile, fruibile, tale novità che fa da spartiacque fra i concetti di innovazione e di invenzione. Inventare qualcosa e non renderla fruibile non significa innovare. Arriviamo quindi al punto. Oggi i produttori di smartphone stanno portando innovazione nel settore? La risposta non è così scontata. Spesso infatti si fa passare per innovazione la naturale evoluzione di un prodotto o di una componente: display più definiti, Cpu più veloci, maggior memoria.
Ma forse è ad altri elementi che dovremmo riferirci quando parliamo di innovazione, ad esempio al cervello di un dispositivo: il suo sistema operativo. Arriviamo così ad Android: Google ha presentato ufficialmente la versione 7, Nougat, il 22 agosto scorso. Oggi, a distanza di 8 mesi, non è presente neppure sul 10% dei cellulari (il 5% fino a poche settimane fa) come apprendiamo dai numeri sulle distribuzioni Android per il mese di giugno 2017, pubblicate ieri da Google. Circa due terzi dei dispositivi Android in commercio sono ancora animati da Lollipop e versioni precedenti. Alcune funzioni delle release più recenti, che vanno a migliorare se non a innovare l’esperienza d’uso degli utenti, restano quindi a disposizione di pochi. È un’occasione sprecata.
E il peccato è doppio perché gli aggiornamenti dell’Os sono a disposizione di tutti i produttori, anche di quelli che non hanno le risorse economiche per fare innovazione. L’ecosistema di Android si confronta così, per l’ennesima volta, con la sua debolezza più grande: la frammentazione. Ciò fa sì che tutto proceda più lentamente di quanto potrebbe, perché manca la massa critica in grado di dare la spinta giusta ai player del mercato dell’innovazione.
L’esperienza di iOS da questo punto di vista dovrebbe insegnare molto: la piattaforma di Apple è ancora oggi la più attraente per gli attori del business e quella in grado di giocare il ruolo della lepre nel settore dei dispositivi mobili. Di più: non solo raccoglie sotto un solo ombrello gli smartphone e i tablet di Apple ma anche i computer.
Big G dovrebbe affrontare ed eliminare una volta per tutte questa anomalia, che ormai si è rivelata strutturale, nelle dinamiche di diffusione di Android.
Il rischio è quello di andare avanti con il freno a mano tirato.