Circa due settimane fa, Samsung ha annunciato che l’indagine sulle cause che hanno portato al ritiro del Galaxy Note 7 è in fase conclusiva. Il produttore coreano aveva infatti aperto un’inchiesta per scoprire cosa ha causato lo scoppio delle batterie su un centinaio di modelli dei 3 milioni venduti al lancio. Inizialmente il dito è stato puntato contro la batteria ma dopo il primo richiamo e l’utilizzo di batterie “sane” si è capito che non era quello il problema.
Il report di Samsung sulle cause sarebbe dovuto arrivare il 23 gennaio ma alcune indiscrezioni ne rivelerebbero i dettagli in anticipo. Due i punti chiave: Samsung non ha concesso sufficiente spazio nel vano batteria perché questa si potesse espandere e il software progettato per proteggere lo smartphone dall’instabilità termica non ha funzionato come avrebbe dovuto.
Insomma, troppo hardware in uno spazio ristretto e mal controllato dal software non hanno permesso alla batteria di guadagnare quei millimetri vitali per evitare tutte quelle esplosioni.
In attesa di comunicazioni ufficiali da parte di Samsung sarà interessante scoprire se quelle anticipate sono veramente le cause e in che modo il reparto tecnico giustificherà un fallimento di questa portata che ha inciso non poco sui risultati trimestrali finanziari e la diffusione di Android avvantaggiando Huawei ed Apple.