Quanto accaduto al Galaxy Note 7 ha pochi precedenti nella storia recente: poco dopo l’immissione sul mercato dello scorso 19 agosto 2016, le batterie di alcuni esemplari hanno mostrato inaffidabilità in fase di ricarica con evidenti segni di surriscaldamento fino, in una trentina di casi documentati, a esplodere. Lo smartphone che avrebbe dovuto fare da antagonista all’iPhone 7 di Apple – le potenzialità c’erano tutte – ha così avuto una sorte ben diversa.
Per riparare al danno di immagine, Samsung ha messo in atto una costosa campagna di richiamo chiedendo agli utenti che ne erano già in possesso di restituire il Note 7. Ciò perché potessero richiedere il rimborso oppure riceverne un altro privo di difetti e soprattuto sicuro. È di queste ore l’annuncio di Samsung secondo cui il 90% degli utenti coinvolti ha restituito, come da suggerimento, il proprio smartphone.
In Singapore, dove il piano di richiamo è partito in leggero ritardo, la percentuale si ferma a oggi all’80%. A fronte di numeri così confortanti, il produttore coreano ha invitato il restante 10% dei possessori di Galaxy Note 7 a non tardare ulteriormente nella restituzione.
Ma quali ripercussioni avrà l’accaduto sul legame che fino a ieri appariva saldo fra Samsung e i suoi sostenitori?
Su 1.000 persone raggiunte da Branding Brand, il 57% degli intervistati ha manifestato la volontà di acquistare un nuovo telefono Android ma diverso dal Galaxy Note 7; il 34% di voler passare al sistema operativo concorrente, ossia a iOS; la parte restante di non voler più acquistare un cellulare Samsung.
Da un sondaggio simile, condotto da SurveyMonkey su un campione di 500 utenti, è emerso che il 35% richiederà il rimborso totale, il 21% preferirà un altro modello Samsung, il 26% opterà per un iPhone e che solo il 18% accetterà un nuovo Galaxy Note 7.