Se in Italia i Galaxy Note 7 in circolazione pronti al richiamo sono solamente 2.000 pezzi, ben diversa è la situazione nel resto del mondo in cui si contano oltre 2.5 milioni di pezzi. Dati che non devono sorprendere per via di un’iniziale commercializzazione a metà agosto in USA, Canada, Cina, Australia e altri Paesi ben più popolati del nostro. Al di là delle strategie aziendali e del futuro della serie Note una domanda sorge spontanea: che fine faranno tutti i telefoni?
A risponderci è un portavoce dell’azienda: “Abbiamo un processo in atto per lo smaltimento in sicurezza dei telefoni”.
Una dichiarazione scontata a una domanda non certo semplice. Il problema però va cercato a monte: con molta probabilità Samsung non ha in programma di riparare e ri-commercializzare il Note 7 per questioni legate a dei costi insostenibili e un danno d’immagine sul prodotto ormai troppo profondo per vendere. Il finale è presto scritto, si andrà ad estrarre i materiali preziosi con un impatto ambientale rilevante perché se è vero che le aziende sono molto brave ad assemblare e produrre sotto un regime di sostenibilità, lo sono molto meno in questi casi in cui ci sono milioni di telefoni top di gamma pieni di componenti da riciclare.
Ad esempio, possiamo farci un’idea dall’ultimo rapporto di sostenibilità sull’ex top di gamma Galaxy S6, in cui la metà dell’impatto ambientale è da cercare nella fase antecedente alla produzione, in cui entrano in gioco lo sviluppo e l’approvvigionamento dei metalli.
In questo caso parliamo del Note 7 e veniamo a scoprire che degli oltre 50 minerali o elementi rari per realizzare il telefono solo una dozzina possono essere veramente riciclati. Troppo pochi da qualsiasi punto di vista lo si guardi, economico o etico.
Benjamin Sprecher, esperto di estrazione di metalli rari dalle terre e del riciclaggio all’Università di Leiden in Olanda, ha riferito a Motherboard che: “Gli smartphone non sono realmente riciclabili (considerando i minerali utilizzati), provocando una perdita di interessante per questi prodotti”.
Alex King, il direttore del Dipartimento dei Materiali Critici dell’Istituto di Energia presso il laboratorio di Ames, ha poi aggiunto: “Il riciclaggio degli smartphone è nello stato infantile”.
Vista la situazione l’augurio è che in mezzo al terremoto mediatico e aziendale in cui sta cercando di sopravvivere Samsung gli addetti allo smantellamento non cerchino scorciatoie e s’impegnino nel limiti del possibile nel riciclo di tutti i componenti interni per rispettare il nostro Pianeta.
Approfondimento: se volete saperne di più sul sito internet di Motherboard trovate un articolo molto interessante dedicato.