Non accennano a diminuire le cattive notizie per Gamestop, la nota catena specializzata in videogiochi. Dopo le accuse per una politica di vendita aggressiva e non troppo trasparente, arriva anche l’annuncio della chiusura di 150 negozi entro la fine dell’anno (su un totale pari a 7.500 distribuiti in 14 paesi) a causa di una ristrutturazione avviata ormai da un paio di anni. Nel trimestre concluso a fine gennaio è stata registrata una flessione nelle vendite software pari al 19,3%, mentre quelle hardware arrivano addirittura al 29,1%. Segno che oltre alle copie digitali, Gamestop soffre anche la concorrenza dei grossi colossi on-line per la vendita delle console e degli accessori. Ribassi dunque preoccupanti, avvenuti peraltro nel periodo d’oro delle vendite invernali. L’annuncio non è passato inosservato in borsa, dove le azioni della società hanno perso di colpo il 13%.
Gamestop, un periodo nero
Insomma, un periodo davvero nero. Eppure si tratta di una débâcle ampiamente annunciata. La copia digitale (confezione e manuale a parte) gode di troppi vantaggi per essere scartata a priori dagli utenti. Non ultima la possibilità di essere acquistata a qualsiasi ora e senza muoversi dal divano. Certo, viene a mancare l’effetto collezione, ma è troppo poco per fermare un’inevitabile tendenza, ormai estesa in ogni ambito multimediale, come ad esempio la musica e il cinema. Nemmeno il possibile rifiuto di veicolare le console ha agito come deterrente per i titoli digitali, anche perché ci sono alternative on-line più convenienti.