device lock controller

Non paghi le bollette? Google potrebbe limitare le funzioni del tuo smartphone

C’è una strana app emersa dal Google Play Store, un’app che Google chiama Device Lock Controller. L’app è stata rilasciata senza alcuna comunicazione a giugno e ha al momento pochi download. È stata aggiornata l’ultima volta a ottobre.

Fondamentalmente, è stata progettata per consentire a creditori, banche, operatori, corrieri (qualunque fornitore di servizio a cui si debbano dei soldi) di limitare il funzionamento dello smartphone in caso di ritardo dei pagamenti. Un po’ come fanno i fornitori di energia elettrica o di acqua, che riducono e poi staccano il servizio in caso di morosità.

La funzione dell’app è descritta nel Play Store come segue:

Device Lock Controller consente la gestione dei dispositivi per i fornitori di credito. Il tuo provider può limitare in remoto l’accesso al tuo dispositivo in caso di ripetuti insoluti. Se il tuo dispositivo è limitato, le funzionalità di base, come le chiamate di emergenza e l’accesso alle impostazioni, saranno ancora disponibili

Secondo quanto riporta il sito di XDA-Developers, che per primo ha scoperto la presenza dell’app, l’API DeviceAdminService viene utilizzata nell’app per controllare in remoto le funzioni del dispositivo.



Si tratta della stessa API che le aziende utilizzano per controllare ciò che i dipendenti possono o non possono fare con i loro telefoni di lavoro. L’app potrebbe inibire l’uso del telefono qualora l’utente fosse in ritardo con i pagamenti.
Certo, un’app di questo genere apre un profondo un dilemma etico. Sebbene istituti di credito, operatori e fornitori di servizi vogliano assicurarsi che i pagamenti dei dispositivi acquistati a rate vengano realmente effettuati, lo smartphone è ormai uno strumento fondamentale di comunicazione, espressione e strumento di lavoro. Come tale, ad esempio, nel nostro Paese, potrebbe essere assimilato al computer, che non può essere pignorato poiché strumento di produzione di reddito (a meno che il debitore non ne possieda più di uno). O ai beni personali, come l’anello nuziale o gli scritti di famiglia. Dunque pignorato no, ma limitato? Il dibattito è aperto.

Sarebbe comunque sorprendente se Google volesse esporsi in modo così diretto, producendo un’app “nemica del consumatore“, un vero cavallo di Troia pronto a essere utilizzato contro il cliente. Sembra davvero un pensiero poco “Google oriented” che ci auguriamo non veda il battesimo e rimanga fra i tanti esperimenti che sviluppatori e fornitori di servizi mettono in atto per cercare di difendersi dalle truffe, che fanno ovviamente parte dell’universo del credito al consumo.

Una simile app, perlatro, sarebbe immediatamente oggetto di dibattito legale, poiché in molti Paesi, potrebbe contravvenire ai più elementari disposti legislativi o semplicemente alla legge sulla Privacy.

Al momento da Google non è arrivato alcun commento ma saremo lieti di dar spazio a qualunque spiegazione potesse chiarire il senso dell’app che, peraltro, non è risultata compatibile con gli smartphone al momento in nostro uso.

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Massimo Morandi

Giornalista, milanese, appassionato di tecnologia. Ama viaggiare, la buona cucina e il calcio.