Almeno per il momento, Google non lancerà una versione censurata del suo motore di ricerca per la Cina. Lo ha riferito oggi l’amministratore delegato Sundar Pichai ai propri dipendenti.
Durante l’ultimo incontro aperto con l’azienda, il presidente di Alphabet e il co-fondatore Sergey Brin, hanno sottolineato una serie di prodotti lanciati in Cina da quando ha ritirato il servizio di ricerca dal paese per protestare contro la censura del regime comunista. Il numero uno di Google ha comunque ribadito l’ambizione di fare più affari in Cina vista la grande opportunità di crescita che rappresenta il paese.
Il caso e la richiesta dei dipendenti
Il caso nasce all’inizio di questa settimana: molti dipendenti di Google hanno chiesto maggiore trasparenza sulla direzione etica dell’azienda. Circa 1400 lavoratori hanno firmato una lettera interna chiedendo ai top manager della compagnia di essere più disponibili quando si tratta di comunicare le conseguenze etiche del lavoro svolto nella filiale di Alphabet che conta circa 80.000 dipendenti in tutto il mondo. La lettera, ottenuta dal New York Times, ha accusato la gestione di Google di tenere i dipendenti al buio quando si tratta di progetti dai risvolti morali ed etici.
Un ex dirigente di alto profilo ha recentemente definito l’idea di un servizio di ricerca Google censurato “una mossa stupida e stupida” che condonna le violazioni dei diritti umani in Cina e persino le consente.