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Caso Huawei: la Cina inoltra una protesta ufficiale e chiede rispetto agli Stati Uniti

La Cina ha presentato una protesta ufficiale nei confronti degli Stati Uniti dopo l’intensificazione della guerra commerciale che vede l’esecutivo di Trump opposto a Huawei. Il produttore cinese è infatti stato inserito nella cosiddetta Entity List, una vera e propria lista nera che comprende società e aziende con le quali le compagnie americane non possono avere rapporti commerciali.

Nessun altro colloquio fra Huawei e governo americano è stato al momento programmato ma, al di là delle rigide posizioni ufficiali, le diplomazie sono al lavoro per ricomporre lo strappo-

Il portavoce del ministero del Commercio cinese Gao Feng ha intanto confermato che la Cina ha depositato una dichiarazione di protesta ufficiale nei confronti dell’amministrazione Trump. “La migliore risposta al bullismo degli Stati Uniti è che le imprese cinesi continuano a rafforzarsi” ha ribadito Gao.

Le prospettive per Huawei

Gao ha affermato che gli Stati Uniti devono correggere le proprie azioni se vogliono continuare i negoziati con la Cina, aggiungendo che i colloqui dovrebbero essere basati sul rispetto reciproco e ha anche avvertito che l’escalation scelta da Washington pone il rischio di una recessione economica globale. Il portavoce ha anche sottolineato che Pechino prenderà tutte le misure necessarie per salvaguardare gli interessi delle imprese cinesi, pur senza scendere nel dettaglio di quali potrebbero essere le prossime mosse.

Gli Stati Uniti accusano Huawei di attività contrarie alla sicurezza nazionale, un addebito che la compagnia cinese nega e ha sempre negato anche in passato.

Posizioni più morbide?

L’amministrazione Trump ha leggermente ammorbidito la propria posizione due giorni fa concedendo a Huawei una licenza per acquistare beni degli Stati Uniti fino al 19 agosto così da ridurre al minimo i disagi ai clienti. Ma molti osservatori hanno interpretato questa mossa come un’ulteriore garanzia per le imprese statunitensi più che uno spiraglio lasciato aperto per il dialogo.

Huawei, di contro, ritiene di potersi garantire una sufficiente e stabile catena di approvvigionamento di componenti pur senza l’aiuto degli Stati Uniti. Dichiarazioni, tuttavia, ancoa tutti da dimostare.

Un nuovo sistema operativo

Nel frattempo, Google ha parzialmente interrotto le relazioni commerciali con Huawei mettendo di fatto a rischio la presenza del suo sistema operativo Android sui prossimi modelli dell’azienda cinese. Huawei ha poi annunciato che potrebbe lanciare il proprio sistema operativo in Cina già quest’anno e – a livello globale – nel 2020. Ma al di là dei tempi necessari per creare un sistema operativo completo, stabile, solido e credibile, la strada per Huawei sembra tutta in salita. Android vanta quasi il 90% del mercato in Europa e se una soluzione alternativa potrebbe essere sufficiente per il mercato cinese, difficilmente accontenterebbe i consumatori in Europa, abituati a utilizzare quotidianamente i servizi Google.

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Massimo Morandi

Giornalista, milanese, appassionato di tecnologia. Ama viaggiare, la buona cucina e il calcio.