Russell Vought, vicedirettore dell’Ufficio di gestione e bilancio dell’amministrazione Trump, avrebbe chiesto al Governo che le restrizioni imposte contro i prodotti di Huawei siano rimandate almeno di due anni. La richiesta sarebbe contenuta in una lettera indirizzata al vicepresidente Mike Pence e a nove membri del Congresso e scritta lo scorso martedì.
Lo riporta l’edizione online del britannico The Guardian che spiega come la sospensione delle restrizioni sarebbe utile “per assicurare l’effettiva attuazione del divieto senza compromettere gli obiettivi di sicurezza desiderati”.
In una riunione dei ministri delle finanze del G20 a Fukuoka, in Giappone, il segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin ha detto che Donald Trump potrebbe allentare le restrizioni su Huawei se ci saranno progressi negli accordi commerciali con la Cina.
La legge di spesa del Pentagono per il 2020 ha infatti posto un ampio divieto alle agenzie federali di utilizzare denaro federale per acquistare prodotti Huawei, a causa delle preoccupazioni per la sicurezza nazionale. Huawei, il più grande produttore mondiale di apparecchiature per reti di telecomunicazioni, ha ripetutamente negato di essere controllata dal governo cinese, dai servizi militari o dall’intelligence cinese.
Al momento il team di Pence non ha ancora risposto alla richiesta contenuta nella lettera di Vought.
Nella lettera, di cui l’agenzia Reuters ha potuto prendere visione, si sostiene che i tempi troppo stretti per le restrizioni contro Huawei causerebbero una “riduzione drammatica” del numero di aziende in grado di vendere al governo degli Stati Uniti.
La lettera chiede che le restrizioni contro l’acquisto di apparecchiature Huawei imposte inizino in quattro anziché in due anni. Il ritardo consentirebbe “tempo aggiuntivo per valutare il potenziale impatto della decisione e le possibili soluzioni da mettere in atto”.
A Fukuoka, Il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin ha anche aggiunto: “Penso che il presidente stia dicendo che, se andiamo avanti sul commercio, forse sarà disposto a fare certe cose su Huawei se si sentirà rassicurato dalla Cina con riguardo a certe garanzie. Ma questi sono problemi di sicurezza nazionale”.
Insomma una nuova apertura alla trattativa: se da un lato infatti i problemi con Huawei vengono definiti come interamente riguardanti la sicurezza nazionale, dall’altro lato si ammette in modo neppure troppo velato che il bando potrebbe essere ridiscusso se so troverà un nuovo accordo commerciale con la Cina.
Insomma, ci si avvicina a piccoli passi alla risoluzione dell’intricata vicenda. Probabilmente non mancheranno altri colpi di scena, che dovranno essere interpretati come parte integrante della contrattazione fra i due Paesi, in cui Huawei è diventata la vittima illustre.