Amnesty International ha puntato il dito contro i colossi dell’hi-tech (ma non solo) rei di non aver effettuato adeguati controlli sulla provenienza delle materie prime utilizzate.
In particolare, sotto la lente di ingrandimento sarebbero finite le miniere congolesi di cobalto controllate dal colosso cinese Zhejiang Huayou Cobalt. Il prezioso materiale viene poi rivenduto, tramite un intermediario, ai colossi dell’elettronica e delle auto. Nel rapporto sono citate Apple, Microsoft, Samsung, Sony, Daimler e Volkswagen.
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Secondo dati Unicef citati dal rapporto di Amnesty e Afrewatch sono almeno 40mila i bambini costretti a lavorare nelle miniere di cobalto della Repubblica democratica del Congo, molti addirittura nel processo di estrazione.