TikTok, il social più amato dai giovanissimi, loro àncora d’intrattenimento durante la pandemia, sta attraversando un momento delicato nel nostro Paese. A dargli inizio una data, il 22 gennaio, in cui il Garante per la protezione dei dati personali dispone il blocco immediato dell’utilizzo dei dati degli utenti di TikTok per i quali non fosse stata accertata l’età. Il provvedimento d’urgenza viene deciso dopo che i giornali e la procura di Palermo avevano collegato la morte di una bambina all’utilizzo del social network. Due i motivi accavallati: che si ripetano casi di possibile emulazione da parte di “giovani così giovani”.
Il discusso e confuso blocco
La decisione del Garante di bloccare TikTok è stata molto discussa. Non solo perché considerata prematura fino a quando non verranno confermati i collegamenti tra il caso di Palermo e il social. Ma anche perché e è stata presentata sui media come se l’app fosse stata sequestrata o resa inaccessibile a tutti. In realtà non è così, perlomeno per ora. Tanto che al momento TikTok funziona esattamente come faceva prima del provvedimento del garante.
La posizione del Garante
Il Garante ha accusato TikTok di non aver sorvegliato a sufficienza per evitare che si iscrivessero al social persone under 13 e 14 anni, rispettivamente l’età minima di accesso. A defirla così TikTok stesso, in linea con la legge italiana che fissa a 13 e 14 anni l’età minima per acconsentire al trattamento commerciale dei dati personali. Questa critica non è nuova: il Garante l’aveva già fatta a dicembre del 2020, quando aveva accusato TikTok di prestare poca attenzione alla privacy in generale e alla tutela dei minori in particolare, denunciando tra le altre cose la facilità con cui anche i minori di 13 anni potevano iscriversi. Il caso di cronaca di Palermo, però, ha fatto ritenere che fosse necessario un provvedimento d’urgenza.
Il provvedimento d’urgenza
Nel provvedimento il Garante ha imposto a TikTok una «limitazione provvisoria» del trattamento dei dati «degli utenti che si trovano sul territorio italiano per i quali non vi sia assoluta certezza dell’età». Significa che TikTok deve trovare il modo di accertarsi in maniera il più possibile sicura dell’età degli utenti. Al tempo stesso deve interrompere il trattamento dei dati di quegli utenti su cui non è possibile fare nessun accertamento. Interrompere il trattamento dei dati significa impedire agli utenti con un’età non verificata di pubblicare nuovi contenuti. Il divieto in teoria dovrebbe durare fino a metà febbraio, e dopo questa data il Garante farà nuove valutazioni.
Il nodo della questione
Il nodo della questione ruota attorno all’età degli utenti, a come dimostrarla e verificarla. Il Garante non si accontenterà del fatto che TikTok chieda agli utenti la loro data di nascita al momento dell’iscrizione, come già succede. Questo sistema è troppo facile da aggirare, a un minore di 13 anni basterebbe mettere una data falsa per poter accedere al social. Il Garante si aspetta che TikTok proponga un altro sistema per verificare l’età degli utenti, più efficace e sicuro.
Lo stato dell’arte
L’utilizzo del termine «blocco di TikTok» da parte dei media ha creato qualche fraintendimento. L’azienda non ha ancora applicato il provvedimento del Garante e lo sta «analizzando», come dichiara in un comunicato. Finora, quindi, sulla piattaforma tutto continua a funzionare come prima. Nel backstage, il Garante si aspetta che il suo provvedimento sia applicato il prima possibile, mentre TikTok punta a raggiungere un negoziato per risolvere la situazione con un accordo. Come a dire, workinprogress.