Chissà cosa avrebbe pensato Google della tormentata storia d’amore tra Fiorentino Ariza e Fermina Daza narrata nel celebre romanzo: L’amore ai tempi del colera. Probabilmente avrebbe stigmatizzato l’attrazione di un uomo adulto nei confronti di un’adolescente con buona pace del compianto premio Nobel per la letteratura Gabriel García Márquez che di certo non sarebbe stato d’accordo. Del resto come si può essere d’accordo con chi si arroga il diritto di stabilire cosa sia lecito e cosa inopportuno, tantopiù in materia di nudo e al di fuori del proprio Paese?
Eppure Google lo ha fatto e con un comunicato che suona come un diktat:
“Non accetteremo più siti che abbiano al loro interno contenuti sessualmente espliciti, fatta eccezione per chi presenterà nudità sotto un punto di vista artistico, educativo o scientifico o per chi dimostrerà che è possibile trarre altri benefit“. La nuova normativa entrerà in vigore il 23 marzo 2015 si legge nel comunicato ufficiale.
Insomma, fate come diciamo noi, oppure le vostre belle pagine su Internet non le vedrà più nessuno. Troppo facile per chi ha ormai il monopolio della pubblicità on-line e dell’informazione. Eppure da chi difende a spada tratta le diversità, la creatività e l’innovazione ci saremmo aspettati una visione più illuminata. E invece si ricade nel ridicolo, con prese di posizione che, in un’azienda moderna e proiettata verso il futuro, sfidano l’ipocrisia. La censura dei siti appartenenti alla piattaforma Blogger è infatti solo la punta di un iceberg.
Anche Cellulare Magazine si è infatti dovuta scontrare contro l’ondata moralizzatrice del colosso di Mountain View.
Qualche giorno fa siamo stati costretti a cancellare in tutta fretta (3 giorni di tempo) tutte le pagine riguardanti la nostra rubrica: “La Domenica in Rosa”, pena l’oscuramento del sito. Questo perché anche l’AdSense (chi controlla la pubblicità on-line, sempre di proprietà i Google) ha giudicato le immagini non in linea con i loro standard. Qualcuno sarà sicuramente d’accordo. I bacchettoni proliferano anche nel nostro Paese, eppure le foto della nostra rubrica non mostravano alcuna nudità esplicita. Ma del resto la policy di AdSense censurerebbe anche una militante dell’Iisis visto che sono vietate:
– Strategically covered nudity (nudità coperte in maniera strategica)
– Sheer or see-through clothing (vestiti trasparenti)
– Lewd or provocative poses (pose oscene o provocanti)
– Close-up of breasts, buttocks or crotches (primi piani di seno, natiche, ecc)
Eppure sui social network (taluni anche di proprietà di Google) proliferano foto di violenze contro uomini e animali, slogan inneggianti al razzismo e, forse ancora peggio, notizie false e tendenziose. Insomma, una brutta storia che, c’è da scommetterci, non finisce qui. E come dicevano i protagonisti dell’Amore ai tempi del colera:
Fermina Daza: Tu hai fede in Dio?
Fiorentino Ariza: No, ma un poco lo temo.
Ecco, anche io un poco Google lo temo…