Continua a piovere su WhatsApp, anzi a grandinare. Il servizio di messaggistica di proprietà di Facebook è infatti sottoposto a un fuoco di fila, da quando – qualche giorno fa – ha annunciato un cambio nelle policy di privacy per i suoi utenti.
E dopo aver posticipato l’entrata in vigore dei nuovi precetti dall’8 febbraio al 15 maggio a causa di un battage mediatico fortemente critico, ora è la volta dell’India a criticare aspramente la nuova Informativa sulla privacy.
Il Ministero dell’elettronica e della tecnologia dell’informazione indiana, infatti, ha formalizzato in una lettera dai toni molto decisi la sua contrarietà alle nuove condizioni, sottolineando come “i cambiamenti unilaterali non sono giusti e accettabili“.
Il governo indiano ha ricordato che il Paese ha la più vasta base di utenti a livello globale e la nuova Privacy Policy “solleva gravi preoccupazioni riguardo alle implicazioni per la scelta e l’autonomia dei cittadini indiani”.
Secondo il ministero, i nuovi termini non rispettano adeguatamente i cittadini indiani. La lettera arriva il giorno dopo che l’Alta corte di Delhi ha dichiarato che gli utenti non sono obbligati a utilizzare l’app e possono disinstallarla: utilizzarla è un’azione volontaria che non richiede l’interferenza del tribunale. Il tribunale è addirittura andato oltre, aggiungendo che “anche Google Maps cattura tutti i dati e li memorizza“.
I rappresentanti di WhatsApp e Facebook hanno ribattuto che la causa non ha alcun fondamento. I messaggi di chat private tra familiari e amici sono crittografati e non vengono archiviati da WhatsApp e questa policy non cambierà in base alla nuova Informativa.
Ma è indubbio che il social network di proprietà di Facebook è alle corde un po’ in tutto il mondo e le pesanti critiche che un profondo difetto di comunicazione sta causando si stanno ampliando con il passare dei giorni.