Lo sapevate che un utente medio crea 135 kg di CO2 solo con l’invio di e-mail ogni anno, che equivalgono a guidare per 321 Km in un’auto familiare? Se oggi avete risposto a un paio di e-mail, inviato messaggi e magari eseguito una rapida ricerca su Internet, avete inquinato il pianeta più di quanto pensiate. Ognuna di queste attività ha infatti un piccolo costo, grammi di anidride carbonica che vengono emessi nell’atmosfera a causa dell’energia necessaria per far funzionare i dispositivi e alimentare le reti wireless.
La Ricerca
Ad affermarlo è una ricerca della BBC condotta da Sarah Griffiths, che svela come l’energia necessaria per una singola ricerca su Internet o e-mail, per quanto sia piccola, debba essere poi moltiplicata per circa 4,1 miliardi di persone, ovvero il 53,6% della popolazione mondiale che ad oggi utilizza Internet. L’impatto generato dai dispositivi che utilizziamo per fruire di Internet e dei suoi servizi, secondo alcuni scienziati, rappresenterebbero il 3,7% delle emissioni globali di gas serra. Secondo Mike Hazas, ricecatore presso la Lancaster University, potremmo paragonarne i consumi a quelli dall’industria aerea a livello globale. E si prevede che queste emissioni raddoppieranno entro il 2025.
L’esempio australiano
L’impatto ambientale di ognuno di voi può variare a seconda di dove vi troviate nel mondo. Gli utenti Internet, in alcune parti del globo, avranno infatti un’impronta significativamente più ampia. Uno studio ha stimato che 10 anni fa l’utente medio di Internet australiano era responsabile dell’emissione nell’atmosfera dell’equivalente di 81 kg (179 libbre) di anidride carbonica (CO2e). I miglioramenti nell’efficienza energetica, nelle economie di scala e nell’uso delle energie rinnovabili lo avranno senza dubbio ridotto, ma è chiaro che le persone nei paesi sviluppati sono responsabili della la maggior parte delle emissioni dovute a Internet.
NOTA: (CO2e è un’unità utilizzata per esprimere l’impronta di carbonio di tutti i gas serra insieme, come se fossero tutti emessi come anidride carbonica).
Sulla base delle cifre appena mostrate, alcuni ricercatori hanno stimato che le proprie e-mail genereranno 1,6 kg di CO2e in un solo giorno. Un tipico utente aziendale crea 135 kg di CO2e dall’invio di e-mail ogni anno, che equivalgono a guidare 321 Km in un’auto familiare.
Come possiamo ridurlo?
Tutti possiamo contribuire (siamo in 4,1 miliardi) a diminuire le emissioni evitando, ad esempio, le e-mail di ringraziamento. Se ogni adulto nel Regno Unito inviasse un’e-mail di ringraziamento in meno, potrebbe risparmiare 16.433 tonnellate di anidride carbonica all’anno, l’equivalente delle emissioni di 3.334 auto diesel, secondo la compagnia energetica OVO. Lo scambio di allegati e-mail con collegamenti a documenti e il mancato invio di messaggi a più destinatari, sono un altro modo semplice per ridurre le impronte digitali di carbonio, nonché annullare l’iscrizione alle mailing-list che non leggete più. Secondo le stime del servizio antispam di Cleanfox, un medio riceve 2.850 e-mail indesiderate ogni anno, che sono responsabili di 28,5 kg di CO2e.
Le ricerche su Internet
Circa un decennio fa, ogni ricerca su Internet aveva un’impronta di 0,2 g di CO2e, secondo dati pubblicati da Google. Oggi Google utilizza una miscela di energia rinnovabile e compensazione del carbonio per ridurre l’impatto ambientale, mentre Microsoft ha promesso di arrivare a zero emissioni entro il 2030.
I motori di ricerca
Non è un caso che i motori di ricerca, soprattutto i più recenti, stiano tentando di distinguersi per il loro basso impatto ambientale, una scelta strategica consigliata ormai da tutti gli analisti. Ecosia, ad esempio, afferma che pianterà un albero ogni 45 ricerche che esegue. Questo tipo di compensazione può aiutare a rimuovere il carbonio dall’atmosfera, ma il successo di questi progetti spesso dipende da quanto tempo crescono gli alberi e da cosa accade loro quando vengono abbattuti.
Leggere on-line? Inquina meno dei…
Indipendentemente dal motore di ricerca scelto, utilizzare il Web per reperire informazioni è più sostenibile rispetto a leggere sul cartaceo. L‘impatto ambientale di una rivista o un quotidiano tra gli 0,3 kg e i 4,1 kg CO2e, rendendo la lettura delle notizie online più rispettosa dell’ambiente rispetto a un foglio di carta. Ma potreste leggere una vita di tascabili – circa 2.300 per la precisione – e avere lo stesso impatto ambientale di un volo da Londra a Hong Kong, quindi non sentitevi troppo in colpa per aver letto il prossimo best seller.
E le Criptovalute quanto inquinano?
Se siete tentati dalle Criptovalute dovreste riflettere attentamente sull’impatto ambientale delle transazioni. Sono necessarie enormi quantità di potenza di calcolo per il cosiddetto algoritmo di “prova del lavoro” utilizzato per convalidare le transazioni sul sistema di registro distribuito di Blockchain. Uno studio recente ha stimato che il solo BitCoin è responsabile di circa 22 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica ogni anno, una quantità maggiore di tutta l’impronta di carbonio dell’intera Giordania.
Per non parlare della pornografia
Guardare video online rappresenta invece la fetta più grande del traffico Internet mondiale – 60% – e genera 300 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno, che è circa l’1% delle emissioni globali, secondo il think tank francese The Shift Project. Questo perché, oltre alla potenza utilizzata dai dispositivi, l’energia viene consumata dai server e dalle reti che distribuiscono il contenuto. Parte dell’inquinamento climatico derivante dall’uso di Internet deriva invece dalla navigazione su siti pornografici. La pornografia rappresenta un terzo del traffico di streaming video, generando la stessa quantità di anidride carbonica emessa dal Belgio in un anno.
Lo streaming video
I servizi video on-demand come Amazon Prime e Netflix rappresentano un terzod ell’impatto ambientale di Internet. Netflix afferma che il suo consumo energetico globale totale ha raggiunto 451.000 megawattora all’anno, che è sufficiente per alimentare 37mila case, ma per compensare le emissioni acquista certificati di energia rinnovabile.
La musica
Anche lo streaming e il download di musica hanno un impatto. Rabih Bashroush, ricercatore presso l’Università di East London e capo scienziato del progetto Eureca finanziato dalla Commissione Europea, ha calcolato che cinque miliardi di riproduzioni registrate da un solo video musicale – la canzone di successo del 2017 Despacito – hanno consumato tanta elettricità quanto il Ciad, Guinea -Bissau, Somalia, Sierra Leone e Repubblica Centrafricana messe insieme in un solo anno. “Le emissioni totali per lo streaming di quella canzone potrebbero essere oltre le 250mila tonnellate di anidride carbonica.
E il futuro?
“I cambiamenti nel nostro comportamento online son o un ottimo viatico per ridurre le emissioni ma ci sarà anche bisogno di un cambiamento di mentalità da parte di tutti” secondo Elizabeth Jardim, attivista del gruppo campagne ambientali Greenpeace. Si prevede che le emissioni di gas serra del settore IT raggiungeranno il 14% delle emissioni globali entro il 2040, ma allo stesso tempo l’Unione internazionale delle telecomunicazioni delle Nazioni Unite ha fissato l’obiettivo di ridurre le proprie emissioni del 45% nel prossimo decennio.