La Russia ha spento LinkedIn, nonostante le smentite ufficiali che non si tratti di censura.
In realtà, inseguito a una sentenza del 10 novembre scorso, l’ente governativo Roskomnadzor, che si occupa dell’informazione e dei media (sia cartacei sia televisivi) ha chiesto agli Internet provider di bloccare il celebre social network tanto caro ai professionisti e alle aziende.
Fattore scatenante? La gestione della privacy di LinkedIn chem secondo Roskomnadzor, violerebbe la legge sul trattamento dei dati personali. LinkedIn aveva fatto ricorso contro tale decisione, perdendolo.
Ciò che non piace al Governo russo è che il social non archivierebbe i dati dei suoi utenti in server posti sul territorio russo.
Il Cremlino si è affrettato a smentire che il blocco di LinkedIn possa essere inteso come una “censura”. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha infatti sottolineato come tutto sia stato portato avanti a norma di legge e che compito del Roskomnadzor sia fare rispettare le normative.
LinkedIn da parte sua rimane disponibile a discutere i metodi di registrazione dei dati personali con Roskomnadzor, secondo quanto scrive l’agenzia russa Tass.
LinkedIn: in altro caso dopo quello di Facebook e WhatsApp
Insomma, dopo le polemiche di questi giorni nei confronti di Facebook e WhatsApp, ecco un altro caso che riguarda un social network.
Proprio di oggi è la notizia che Facebook ha sospeso la condivisione dei dati privati con WhatsApp, in seguito alle interrogazioni di numerosi organi di Governo europei.