Mobile World Congress: i perché della sconfitta di Milano

Il Mobile World Congress resta a Barcellona. Dopo mesi di ricerca della prima Mobile World Capital a cui affidare la manifestazione fino al 2017, la decisione è arrivata nel pomeriggio di ieri con la conferma della città catalana come sede ospitante.

Un peccato per Milano, un’occasione persa, l’ennesima, dal nostro Paese per attrarre un evento planetario per il settore della mobile technology.

Scorrendo le poche righe del comunicato della Gsm Association, Barcellona sarebbe stata scelta per la sua eccellente organizzazione fieristica, per lo spazio disponibile a conferenze e convegni, per i suoi trasporti e per la sua ospitalità.

Chiunque sia stato almeno una volta al Mobile World Congress negli ultimi tre anni, potrà immediatamente comprendere come si tratti solo di parole di circostanza. Milano e Parigi (soprattutto) escono sconfitte politicamente, non certo a livello strutturale o organizzativo. Non si assegnano eventi di questa magnitudo in riconoscimento all’ospitalità di una città dove i prezzi degli alberghi vengono quadruplicati per i 4 giorni di esposizione tanto da costringere la Municipalità a un intervento per calmierare l’escalation o dove non si possono organizzare conferenze stampa troppo affollate se non al di fuori della superficie fieristica per mancanza di spazi.

L’impressione è che la scelta abbia scatenato una guerra politica all’interno della Gsma, che ha portato alle dimissioni dello storico CEO Rob Conway, che – si dice – sarebbe stato contrario alla decisione.

La macchina catalana, al contrario di quanto affermato nelle note ufficiali, è lungi dall’essere stata finora eccellente e perfetta, tanto che la fiera, dal 2013, lascerà la sua sede del Montjiuc, per trasferirsi alla Fira de Barcelona, sulla Gran Via (bellissima, ma nulla da invidiare alla splendida e già rodata struttura meneghina).

Non possiamo dunque esimerci dal chiederci cosa abbia sbagliato Milano. Qualcuno ha sottolineato come il recente ribaltone politico sulla poltrona del sindaco non abbia giovato. Ma con grande probabilità il problema è marginale perché i giochi erano già stati fatti. Il problema è un altro. Augustin Cordon, alla testa della fiera di Barcellona ha commentato festoso il risultato ringraziando tutti gli enti che hanno combattuto per tenere il Mobile World Congress in Spagna. Tra questi, ci sono la Camera di Commercio e Turismo di Barcellona, l’appoggio delle imprese private e delle istituzioni, l’operatore mobile Telefonica e, addirittura la squadra di calcio del Barcellona. Una comunit� composita, unita per raggiungere un obiettivo, pienamente centrato.

In Italia chi ha cercato davvero di portare questo evento a Milano? Chi ha pianificato la strategia per strappare una fiera che, a partire dal 2013, non avrà il suo svolgimento solo fra i padiglioni, ma dovrà avere una mostra permanente, e una fitta serie di eventi cittadini, nello stile del salone del Mobile, con un impatto economico stimato attorno ai 3,5 miliardi di euro nel periodo?
Nessuno lo sa. Nessuno lo dice o lo spiega. Tanto che ogni nostro tentativo di contattare l’ente organizzatore, Fiera Milano, è stato rispedito al mittente con la scusa della delicatezza della gara e della segretezza della proposta. Una scempiaggine mediatica: basta guardare come sia stato conquistato l’Expo o le grandi battaglie combattute sul terreno della comunicazione per assicurarsi eventi come Mondiali di Calcio, Olimpiadi e simili per comprendere la debolezza della tesi difensiva.

Non c’è stata mai notizia di un’azienda privata, un gestore telefonico, un’istituzione prestigiosa, un guru del settore che abbia spinto l’evento. La gara è stata portata avanti solo come business economico privato, senza curarsi dell’eco che un enorme battage mediatico avrebbe potuto avere per competere a livelli più alti. E, ahimé, senza probabilmente comprendere a fondo quale sarebbe stata la ricaduta economica sulla città. Azzardo, senza neppure conoscere a fondo cosa il Mobile World Congress rappresenti per il mercato della “mobile technology” e cosa avrebbe significato portare in Italia la più ricca e importante kermesse di tlc al mondo.

A conferma di ciò, all’indomani della sconfitta, c’è un silenzio assordante da parte di coloro che hanno speso tutti questi mesi a rincorrere, male, un’opportunità unica, forse sfuggita per sempre.

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Massimo Morandi

Giornalista, milanese, appassionato di tecnologia. Ama viaggiare, la buona cucina e il calcio.