Nelle ultime ore la musica in 8D si è insinuata su WhatsApp e YouTube, sorprendendoci. Al punto da rimbalzare da una chat all’altra fino a diventare virale. Brani musicali dagli effetti difficili da descrivere a parole ci hanno catapultato in un mondo parallelo. Brevi ma intense, queste tracce sono riuscite a farci uscire di casa, almeno con le sensazioni. Bisogna ascoltarle, rigorasamente con le cuffie, per capire cosa si prova a immergersi nella tecnologia 8D, fino a ieri sconosciuta ai più. La sensazione è nuova ed è soprattutto fisica. Selezioni play e il suono in un secondo entra dentro, passa da destra a sinistra, poi dietro, davanti e ancora a destra. Crea una sensazione circolare. Strana, avvolgente, metafisica, vibra, rimbomba. Dà dipendenza.
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Ma cos’è questa musica in 8D?
Ma che cos’è questa musica in 8D che in 24 ore è riuscita a fare boom sui social, macinando milioni di visualizzazioni? Non è chiaro. Tutti ne parlano, ma nessuno sa bene di cosa si tratti, come sia composta, su quale tecnologia si basi… da che parte salti fuori, insomma. Mentre c’è chi ascolta, ipnotizzato, e non si fa domande; chi, già addicted, è convinto che d’ora in poi non ascolterà più nient’altro e chi si lancia in previsioni universali tipo “la musica non sarà più la stessa, la musica in 8D è la nuova frontiera del suono“, c’è chi che – come la sottoscritta di sabato mattina alle 8, giorno numero infinito della quarantena – corre su Google alla ricerca disperata di placare la curiosità, di sapere qualcosa in più, di scoprire dove e come recuperare qualche altro brano con cui isolarsi e distrarsi. Ecco. Il punto è che, “googlando” anche con minuziosa cura investigativa, fonti autorevoli o vagamente affidabili che spieghino il fenomeno non si trovano. Addirittura cercando “8D technologies” – per la serie: chissà mai che il mistero sia criptato in inglese – viene fuori un’interessantissima azienda canadese di bike sharing.
#iorestoacasa a suon di musica in 8D
I brani in 8D, stando a quello che si dice e legge nelle descrizioni, intrecciandole tra loro e prendendole con le dovute precauzioni (ultimamente sembrano andare per la maggiore), vanno ascoltati con le cuffie. Imperativo categorico. Indossandole, come una bacchetta magica, trasformano un normale brano, magari già noto e non proprio fresco di lancio, come l’Hallelujah di Cohen, uscito nel 1984, in una versione inedita, quasi extraterrestre. I suoni si allontanano, sembrano provenire da lontano e non più dalle nostre cuffie. I suoni, soprattutto i bassi ma anche le voci, danno l’impressione di poter girare dentro e intorno alla nostra testa, passare sopra le cuffie per poi allontanarsi verso un’altra stanza, dimensione o pianeta. Presi dalla curiosità e dal momento, dagli arresti domiciliari del #iorestoacasa e dalle preoccupazioni fuori di casa, è un’evasione fresca e sicura, un modo per isolarsi per qualche attimo in un mondo sereno e coinvolgente di note, parole ed effetti sonori. E allora poco importa sapere che questa tecnologia 8D non è una magia o una scoperta appena rivelata. Pare che esista da anni. Per qualche ragione sconosciuta è stata rispolverata proprio ora, applicata a una serie di brani, lanciata in rete… e consegnata con un click a domicilio.