La musica in 8D continua a girare nelle chat e sui social, creando stupore e dipendenza. Al punto da diventare una sorta di tormentone musicale ai tempi della quarantena, come avevamo raccontato qualche giorno fa.
Dalle cuffie al cervello
Brevi ma intense, queste tracce sono da ascoltare rigorasamente con le cuffie. Solo casì si riesce a capire cosa si prova a immergersi nella tecnologia 8D, fino a ieri sconosciuta ai più. La sensazione è nuova ed è soprattutto fisica. Selezioni play e il suono in un secondo entra dentro la testa, passa da destra a sinistra, poi dietro, davanti e ancora a destra. Crea una sensazione circolare che sembra rimbalzare nel cervello. Strana, avvolgente, metafisica, vibra, rimbomba. Dà dipendenza.
Svelato l’arcano
Se finora era più o meno sconosciuto il segreto di quest’effetto sonoro, come fosse realizzato e su quale tecnologia si basasse, adesso ne sappiamo di più. La musica in 8D gioca sulle frequenze e sull’equalizzazione. In sintesi, non si tratta altro che di un inganno al nostro cervello. Questo è possibile perché, grazie agli strumenti tecnologici di cui disponiamo oggi, sono state riprodotte le rifrazioni sonore che in natura si creano quando un’onda incontra un ostacolo. Le orecchie umane sono direzionate per prendere il suono migliore da davanti, quindi, un suono che arriva da dietro sbatte sul padiglione auricolare e deve, in un certo senso, “fare il giro dell’orecchio”. In questo modo le frequenze alte si perdono parzialmente e quello basse, caratterizzate da una maggior facilità di propagazione, arrivano più facilmente. Queste caratteristiche vengono, poi, rielaborate dal cervello, che capisce la collocazione nello spazio della fonte.
La parola, anzi la musica in 8D all’esperto
“Il segreto degli audio in 8D sta nel fatto che non si ascoltano con le orecchie, ma con in cervello, è questo che li rende così interessanti e coinvolgenti. Ho cominciato a studiare quella che viene definita “psico-acustica” per capire quanto si potesse simulare il suono di un amplificatore di chitarra con il digitale”, spiega David Carelse di Chitarrafacile.com. “Quando qualsiasi fonte sonora emette un suono, questo si propagherà nell’ambiente in cui ci troviamo, rimbalzando sulle pareti per poi tornare indietro. Le nostre orecchie presentano numerose pieghette, fatte per catturare il suono in modi diversi, a seconda della direzione di provenienza. Insomma, qualsiasi suono, lo sentiamo più di una volta. Grazie a queste rifrazioni delle onde, il nostro cervello capisce se l’ambiente in cui siamo è piccolo, grande, se il suono proviene da davanti, dietro, destra o sinistra. Il ritorno del suono è detto riverbero e riesce a ingannare il cervello sulla grandezza dell’ambiente”.