Anche se manca ancora un giorno alla fine della fiera catalana (organizzazione impeccabile) è già possibile tracciare un primo bilancio. Inutile nasconderlo, quest’anno sono mancati i “botti” e qualcuno comincia a parlare di crisi del settore. Ma è davvero così?
MWC18: l’anno della maturità
I dati di Gartner, ma non è il solo, riportati dai maggiori quotidiani la scorsa mattina, parlano di una flessione. Ma era normale che prima o poi il mercato, almeno nei Paesi più industrializzati, dovesse fare i conti con una leggera saturazione. Se a questo aggiungete che grosse novità “strutturali” non ci sono state, è normale che l’aria che si respiri non sia delle migliori. Eppure la metodologia della ricerca è una scienza complessa. Le variabili a volte, se interpretate in maniera superficiale, possono portare a conclusioni sbagliate.
Cambiare non è sempre la soluzione migliore
Certo, in questo anni siamo stati abituati molto bene. I top di gamma venivano reinventati di stagione in stagione, a volte per necessita (avvento del touchscreen, richieste di display sempre più grandi, ecc), altre per mere esigenze di marketing. Del resto giustificare il passaggio da un top smartphone a un altro, dopo solo un anno di utilizzo, diventava sempre più difficile. Reinventare il design e la struttura di uno smartphone è però un’impresa gravosa. Perfino Apple dovette capitolare dopo aver posizionato l’antenna in una zona che ne pregiudicava il funzionamento.
Cambiare tutto per non cambiare nulla…
Insomma, prendiamo a prestito la celebre frase pronunciata nel Gattopardo, opera magnifica di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e resa celebre dal film di Luchino Visconti, dandole però un significato diverso. A volte non cambiare, significa cambiare tutto. Significa fermarsi a pensare concentrandosi sui dettagli, senza perdere tempo per reinventarsi. Samsung, Sony, LG e molti altri (Per Huawei dobbiamo aspettare la presentazione del P20) lo hanno fatto. Lasciare inalterate forme e linee (Se non un leggero allungamento per il formato 18:9 o 19:9) ha permesso ai produttori di “limare” e migliorare alcune funzionalità: non solo software ma anche hardware. È vero, gli smartphone sembrano quasi gli stessi, ma offrono ricariche intelligenti, fotocamere assistite dall’intelligenza artificiale e nuovi orizzonti in termini di riprese fotografiche e video.
Aspettando il 2019: arriveranno gli schermi flessibili?
Un’altra ipotesi plausibile è che il form factor sia rimasto invariato in attesa dell’arrivo dei display flessibili. La prossima rivoluzione, statene certi, passerà da qui. E sarà una nuova rivoluzione, paragonabile a quella che del passaggio agli schermi touchscreen, che è stata capace di sovvertire le gerarchie dei produttori mondiali. Anzi, visto che ne parliamo, impossibile non citare il ritorno di Nokia, un brand storico che sembra aver ritrovato un rinnovato vigore. Del resto, anche la storia dell’umanità si è sempre nutrita di cicli e di ritorni impossibili, spesso guidati dall’innovazione tecnologica. Innovazione dunque, un motore che da sempre alimenta il progresso e che, statene certi, guiderà la prossima rivoluzione degli smartphone.