L’ultima novità in ambito ludico presentata da Nintendo è stata una sorpresa epocale. Labo, il laboratorio che permette di realizzare “giocattoli” da utilizzare con il Nintendo Switch, è davvero una sorpresa che non ti aspetti. Eppure, basta sfogliare le pagine elettroniche di wikipedia per apprendere che:
“Una delle più grandi compagnie del Giappone, Nintendo, fu fondata il 23 settembre 1889 da Fusajiro Yamauchi e all’inizio degli anni ottanta è passata dai giochi di carte e meccanici ai giochi elettronici”.
Insomma, nonostante la sorpresa iniziale, possiamo definire Labo un ritorno alle origini e non solo per quanto riguarda la ragione sociale. Nintendo deve gran parte del suo successo ai giovanissimi, da sempre innamorati dei coloratissimi personaggi dell’azienda giapponese. Pokémon, Yokai e Super Mario, giusto per fare qualche esempio, nascono per i più piccoli, anche se poi hanno conquistato, in maniera diversa, anche il grande pubblico.
Ma che cos’è Nintendo Labo?
In molti hanno cercato di definirlo. Intanto possiamo affermare che il gusto è prettamente giapponese, forse in parte derivato dagli origami, ovvero l’arte di piegare la carta (折り紙 o-ri-gami, termine derivato dal giapponese, Oru piegare e Kami carta). Quello che è certo è che si tratta di un’idea incredibilmente fuori dagli schemi, una folgorazione che solo la casa giapponese, nel bene e nel male, poteva anche solo pensare. L’idea di unire un’arte così antica a una così moderna come i videogiochi non è solo geniale, è perfino poetica. Di sicuro piacerà ai giovanissimi, attratti non tanto dai giocatoli in cartone, quanto dalla possibilità di costruirli insieme ai genitori. Così, in un colpo solo, Nintendo riunisce due generazioni di giocatori e lo fa per un obiettivo comune (chi ha detto multiplayer?) ponendo nuovamente i videogiochi in un ambito prettamente educativo. In un colpo solo spazza quelli che considerano i videogiochi solo violenza e alienazione, dimenticando la forte componente cooperativa e aggregativa. Insomma, Nintendo con Labo ha unito due generazioni: padri e figli e due filosofie: digitale e analogico. Inoltre dimostra che il divertimento ludico non ha età o confini, alla faccia di chi pensa che per divertirsi bisogna aver per forza sotto mano l’ultimo modello di hardware. Difficile sapere come andrà il progetto, le incognite sono tante, ma per me ha già vinto in partenza.
https://www.youtube.com/watch?v=FFMJyqipLtY&t=14s