Nella primavera del Coronavirus, smartworking galeotto, il porno corre sui dispositivi usati per il lavoro. Già, perché se è vero che un terzo degli italiani afferma che da casa si lavora di più, è anche vero che c’è più tempo (quello risparmiato evitando il tragitto per il posto di lavoro) per le attività non proprio professionali. E fra queste c’è anche la visione di contenuti dedicati a un pubblico adulto e fruiti attraverso i dispositivi utilizzati per il lavoro.
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A dirlo è l’ultima indagine di Kaspersky, azienda russa specializzata in sicurezza informatica, che illustra come il modo di lavorare sia cambiato al tempo della pandemia di Covid-19. Fra le altre cose, nel report troviamo che il 44% degli italiani – la media internazionale si attesta al 51% – che ammette di aver guardato contenuti per adulti, durante il periodo di quarantena forzata, lo ha fatto con gli stessi strumenti informatici utilizzati anche per lavoro. Il che, a seconda dei siti Web visitati, può rappresentare un rischio dal punto di vista della sicurezza dei dati memorizzati sul dispositivo, smartphone o computer che sia.
Nel dettaglio, prosegue il report, da una parte abbiamo un 6% che visualizza contenuti porno attraverso i dispositivi dati a loro in uso dall’azienda di cui sono dipendenti. Sul fronte opposto c’è invece un 38% di italiani che ne fruisce con i propri dispositivi che poi utilizza anche per lavorare.
Ci sono, naturalmente, altri cambiamenti di abitudini. Ad esempio, il 66% dei dipendenti italiani intervistati (55% a livello globale), ha dichiarato di leggere più notizie in questo periodo di quanto non facesse prima. Sebbene questo si possa spiegare con la volontà delle persone di rimanere aggiornate sulla pandemia, questa attività viene svolta nel 45% dei casi su dispositivi utilizzati per il lavoro (60% guardando ai numeri a livello globale). Questa abitudine però può comportare dei rischi per la sicurezza informatica come ad esempio quello di infezioni da malware, per cui è importante che i dipendenti prestino molta attenzione alle risorse web visitate.
Il 43% dei dipendenti italiani poi utilizza account di posta elettronica personali per questioni di lavoro e il 49% ammette di farne uso con maggiore frequenza da quando lavora da casa. Il 39%, invece, utilizza app di messaggistica personali non approvate dai responsabili IT, e il 68% ha dichiarato di farlo con maggiore frequenza date le nuove circostanze.