La digitalizzazione del nostro Belpaese è uno degli obiettivi primari del governo. Non a caso negli scorsi mesi abbiamo assistito a diverse iniziative mirate per convincere gli italiani a utilizzare gli strumenti on-line. Tutto è iniziato con il bonus monopattini ed è proseguito con il cashback e la lotteria degli scontrini.
SPID: un inferno digitale
Tutti i suddetti bonus hanno come comune denominatore la SPID, ovvero l’identità digitale, una sorta di passaporto elettronico che serve anche per comunicare con la pubblica amministrazione. Per richiederla bisogna rivolgersi a uno dei gestori abilitati che offrono servizi gratuiti e a pagamento con diversi gradi di sicurezza. Tra questi, Poste.it, offre una procedura di registrazione gratuita e il livello massimo di sicurezza di impiego (LV3) decido quindi di optare per le nostre amate poste italiane.
SPID con Poste Italiane (aiuto!)
Non ho mai avuto un gran rapporto con le poste. Certo, ho spedito qualche cartolina quando ero giovane e andavo in vacanza a Rimini, ma senza mai suggerire al postino di “fare presto” perché mi sembrava brutto. Per il resto ho sempre resistito alla tentazione di spedire qualcosa e quando ho dovuto farlo me sono sempre pentito. “Ma i tempi cambiano, saranno cambiate anche le poste”, mi sono detto. Tra l’altro diversi colleghi erano riusciti a registrarsi gratuitamente e in pochi minuti. “Una sciocchezza- mi rispondevano gonfiando le guance per minimizzare – roba da ragazzini”.
Si parte! Poste.it o SPID?
E allora si parte. Clicco sul sito delle poste e inizio la registrazione. Ma qui iniziano i primi problemi. Prima di tutto non è chiaro se devo prima registrarmi su poste.it (dove ovviamente non mi conoscono perché non ho nessun conto) o direttamente su PosteID. Anche l’app (ma potete registrarvi anche sul Web) non aiuta, visto che le tiene separate.
Provo a fare direttamente la SPID, poi si vedrà, mi dico, non immaginando minimamente l’odissea che mi aspetta. Purtroppo durante la registrazione si verifica un problema. Riesco a inserire senza problemi nome, cognome, codice fiscale e e-mail, da confermare tramite un codice. Quando però mi viene chiesto di fornire un numero di cellulare, dopo aver inserito il mio numero non ricevo alcun codice di conferma. Riprovo, aspetto, riprovo. Nulla. Per non farmi mancare niente provo a effettuare la normale registrazione su poste.it, ma anche in questo caso non ricevo alcun Sms. Riprovo sul Web: stesso problema.
Provo la telefonata… da casa
Se l’esperienza con le poste non è mai stata memorabile, quella con i “call center” è solitamente ancora peggio. Purtroppo non ho alternative, decido quindi di chiamare il servizio di assistenza telefonica di Poste.it.
Non aspettatevi, ovviamente, di chiamare un numero e ricevere, dopo qualche lecito minuto di attesa, la risposta di un operatore. Prima di poter parlare con una voce umana dovrete però superare un test di resistenza digitale. Sarete infatti costretti ad ascoltare numerosi annunci pubblicitari e di servizio, e invitati a digitare numeri in sequenza sul tastierino touchscreen mentre aspettate la prossima istruzione. Un errore di digitazione significa ricominciare dall’inizio (qui non ci sono salvataggi stile videogiochi) ma con un pizzico di fortuna, dopo due o tre chiamate, riuscirete nell’impresa. Alla fine mi rispondono. Un operatore mi vomita addosso distrattamente il suo nome e mi chiede di spiegare il problema. Riassumo tutto al meglio e aspetto la risposta illuminante con un misto di incredulità e scetticismo. Purtroppo era come mi aspettavo. La soluzione è a metà tra la “supercazzola” del Conte Mascetti e lo scaricabarile classico. Devo chiamare l’operatore per verificare se è stato attivato un blocco dei messaggi. Dal canto loro è tutto a posto: “non abbiamo riscontrato malfunzionamenti del servizio”. Cerco di spiegare che ricevo correttamente tutto gli altri messaggi ma ormai è troppo tardi. L’operatore mi liquida con un “Per noi è tutto a posto” che non ammette repliche.
Chiamo Vodafone, risponde Tobi
Se l’esperienza con il call center di poste è stata provante, quella con l’assistente virtuale di Vodafone ha avuto risvolti mistici. Qui la voce metallica ha un nome e un cognome e quindi un colpevole: TOBI. La sua specialità è porre domande astruse per poi rispondere: “D’accordo, solo un momento”, poi riattacca con la risposta che l’intelligenza artificiale ha predisposto per voi, giusto il tempo di elaborarla. Cercare di spiegare il problema a TOBI è però tempo perso, anche se a dire il vero io ci ho provato. Nella maggior parte dei casi vi liquida con un SMS (che ricevo senza problemi) dicendovi di riavviare. Alla fine riesco a convincerlo a passarmi un operatore (basta chiedergli di passarvi un operatore, direte voi) ma per farlo devo insistere un paio di volte. Alla fine cede e mi dice di restare in linea mentre una voce maschile mi suggerisce una tariffa imperdibile per finire sotto i ponti della Ghisolfa in un paio di mesi.
Rispondo dalla repubblica d’Albania
Il call center di Vodafone, così come quello di altro gestori (Fastweb, ad esempio) si avvale di operatori che rispondono dall’Albania. Volendo è possibile richiedere di parlare con un call center italiano ma con Fastweb mi sono sempre trovato bene e decido quindi di accettare i consigli di Dorina. Parla italiano abbastanza bene, anche se all’inizio non avevo capito il suo nome, e mi invita a spiegarle il problema. Snocciolo tutto in pochi secondi, ormai sono un drago, e incrocio le dita. Purtroppo, come mi aspettavo, anche Vodafone non riscontra problemi di blocco Sms sul mio numero, decido quindi di richiamare poste.it.
Ultima chiamata, verso il QR
Non mi ricordo però il numero verde da chiamare. Navigo sul sito di poste e cliccando sulla voce: “chiamaci” ottengo questa schermata:
Diavolacci. Altro che numero verde, loro ne hanno addirittura sei. Dopo un’attenta lettura decido per l’ultimo della lista. Non ho però la certezza e vorrei “smezzare” come ai Soliti Ignoti ma qui non c’è Amadeus e nemmeno il raddoppio. Alla fine clicco e basta. Altra voce metallica. Altri messaggi interminabili e richieste di fornire un numero per passare al menù successivo. Sbaglio un paio di volte, impreco e alla fine rinuncio. Decido quindi di recarmi nel buon vecchio e caro ufficio postale. Quello classico, quello giallo con la fila. Lo so, è molto analogico da parte mia. Anche Stanis La Rochelle non avrebbe dubbi.
Certo, potrei saltare facilmente la fila ricorrendo all’app: Ufficio Postale, da non confondersi con l’app: PosteID che ho utilizzato per provare a registrare la SPID. I più ingenui potrebbero invece scaricare per errore BancoPosta (che serve a tutt’altro) o perfino PostePay ma non credo lo farete.
Dopo aver individuato l’app corretta, riesco infine a ricevere un appuntamento presso l’ufficio postale tramite codice QR.
In teoria sarebbe alle 12.00 ma come potete vedere dal messaggio, si tratta di un orario indicativo. Vengo colto da un dubbio. Non è che se ci andavo e basta facevo prima? Poi mi accorgo che sono troppo analogico. Troppo.
CONTINUA…