Potenzialità e limiti dell’IA nel gioco digitale

La più grande rivoluzione dell’ultimo lustro, in campo tecnologico, è legata allo sviluppo e all’implementazione dell’Intelligenza Artificiale. L’IA, come viene spesso abbreviata, ha creato un nuovo modo di vivere e capire la realtà.

Ovviamente, tecnologia per tecnologia, il campo di applicazione principale è stato fin da subito il settore videoludico. In maniera limitata, come abbiamo raccontato in questo articolo, ma con un potenziale che nel futuro farà la differenza. Oggi significa più che altro battere la console nella partita, ma domani cosa succederà? Qualche risultato già si vede ed è notevole: l’IA va verso uno sviluppo tale da creare ex novo esperienze di gioco migliori, personalizzate ed individualizzate.

Per tutta l’industria del gaming e del gambling, non solo per i classici videogiochi. Nel settore gioco digitale un valido esempio di applicazione dell’IA è offerto da Leovegas. Non solo nella dinamica di gioco, ma anche e soprattutto in ambito extra-gioco, nel garantire la sicurezza ai giocatori per esempio con messaggi personalizzati per “mettere in guardia” l’utente, a garanzia di un gioco più sicuro. Ciò significa sfruttare al meglio la tecnologia anche in contesti collaterali. 

Tra le potenzialità dell’IA figura senza dubbio la possibilità di rendere l’esperienza flessibile e dinamica, fatta su misura per il gamer: il deep learning consente per esempio di creare storie adatte al modo di giocare dei videogiocatori. Individualità, prospettiva, realismo estremi. Il gameplay generato dall’IA elimina anche il rischio spoiler: creare esperienze uniche significa garantire ad uno stesso gioco la sua unicità.

C’è un solo problema: l’imprevedibilità insita nella stessa IA. La complessità degli attuali videogiochi sembra quasi incontrollabile. Ciascuno giocherà pure una storia differente, a proprio modo, ma l’uso di reti neutrali e di algoritmi di auto-apprendimento potrebbero inserire nel gioco la non “anticipabilità” tipica di ogni azione umana, la sua prevedibilità.

Al netto delle finzioni di facciata, nei videogame viene meno il concetto di libertà di azione. Ma è un processo irreversibile. Oggi durante la programmazione e lo sviluppo di videogiochi vengono estratti i bias tipici dell’essere umano: ogni personaggio è un prototipo ed ha un suo set mentale che fa perno sulle debolezze degli altri: questo spiega perché alcuni “boss” in determinati videogame siano difficili da battere.

Gli algoritmi sono deterministici: ad un dato numero di azioni corrisponde una risposta. La futura applicazione del deep learning nei videogiochi, al momento ancora in fase embrionale, offre già del potenziale da sfruttare. Esperienze dinamiche, emozionanti, personalizzate.

Il tutto fuoriuscendo dal predeterminismo tipico dell’attuale generazione di titoli. Un salto nel futuro per il quale stavolta è solo questione di tempo.

Rimani aggiornato seguendoci su Google News!

Segui
Postato in News

Andrea Puchetti

Appassionato di tecnologia fin dalla nascita. Sempre in giro con mille gadget in tasca e pronto a non farsi sfuggire le novità del momento per poterle raccontare sui canali di Cellulare Magazine.