Un occhio al cielo, inteso come meteo, e un occhio alla terra. Se tutto andrà bene questa sera alle 22.33 ora italiana, SpaceX: Crew Dragon in collaborazione con la Nasa, lancerà per la prima volta dopo 9 anni nello spazio due astronauti americani.
I due uomini, Bob Behnken e Doug Hurley, voleranno verso la stazione spaziale internazionale, alla quale si uniranno. La Nasa, tuttavia, ha criteri rigorosi che devono essere soddisfatti prima di procedere con un lancio. I venti, la copertura nuvolosa, le precipitazioni e i fulmini: tutti questi fattori devono essere osservati molto attentamente. E non parliamo solo delle condizioni al suolo ma anche del tempo a diverse altitudini.
E solo per aggiungere un po’ di complicazione a un lancio già sufficientemente complesso, c’è una tempesta tropicale che si è formata al largo della Carolina del Sud.
The Crew Dragon è il primo veicolo spaziale privato a trasportare astronauti verso la Stazione Spaziale Internazionale. SpaceX infatti è una compagnia ”privata” di proprietà del magnate Elon Musk (quello della Tesla) che ha stretto un accordo con la NASA.
È anche la prima volta che degli umani partono dal Kennedy Space Center in Florida dal ritiro della navetta spaziale nel 2011. Ma molte cose sono cambiate da allora. Il Crew Dragon è un veicolo molto diverso, non solo nel design generale – che ricorda le capsule dell’era Apollo – ma anche dal punto di vista della tecnologia presente al suo interno.
SpaceX: niente leve, è tutto touchscreen
Gli astronauti a bordo utilizzeranno sofisticata tecnologia touchscreen, anziché pulsanti, interruttori o una leva di comando.
Hurley e Behnken impiegheranno circa 19 ore per arrivare alla stazione spaziale a 420 km di quota. Fino a quel momento dovranno controllare meticolosamente tutti i sistemi, incluso il volo manuale.
Dragon è una nave totalmente automatizzata, ma i piloti devono essere pronti a tutte le eventualità.
Per austronauti come Hurley e Behnken, la cosa più strana è l’assenza di una leva di comando. Il Dragon viene manovrato inserendo i comandi su un touchscreen. Gli astronauti hanno entrambi ammesso che il diverso approccio ha richiesto un po’ di tempo di adattamento