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Stati Uniti: pesante accusa a Huawei che risponde a tono negando tutto

Non c’è tregua per Huawei. A distanza di pochi giorni dall’incontro tra Stati Uniti e Cina in programma il 30 e 31 gennaio, gli USA accusano Huawei e Meng Wanzhou, chief financial officer e figlia del fondatore della società, di furto di segreti commerciali e di frode per la violazione delle sanzioni contro l’Iran.

L’accusa mossa è quella di aver mentito alle banche per sotterrare dubbi ed eventuali domande su transazioni economiche con l’Iran. Transazioni dal valore di milioni di dollari, afferma il ministro della Sicurezza nazionale Kirstjen Nielsen. In particolare, sono interessati i rapporti fra Huawei e la società iraniana Skycom.

Christopher Wray, numero uno dell’FBI ha parlato di “azioni sfacciate e persistenti” di Huawei ai danni “di società e istituzioni finanziarie americane”. Società come Huawei rappresentano “un rischio sia per la sicurezza economica sia per quella nazionale, e l’ampiezza delle accuse presentate chiarisce quanto seriamente l’Fbi stia prendendo la situazione”.

Non si è fatta attendere ovviamente la risposta di Huawei che in una nota afferma:

Huawei è delusa nell’apprendere le accuse mosse contro l’azienda oggi. Dopo l’arresto della signora Meng, l’azienda ha cercato l’opportunità di discutere con il Dipartimento di Giustizia l’indagine promossa dal distretto orientale di New York, ma la richiesta è stata respinta senza spiegazione.

Le asserzioni contenute nell’indagine su segreti commerciali promossa dal distretto occidentale di Washington sono già state oggetto di una causa civile, risolta dalle parti dopo che una giuria di Seattle non ha riscontrato alcun danno né condotta volontaria e maliziosa riguardo all’accusa di appropriazione di segreti commerciali .

La Società nega che essa stessa o la sua controllata o affiliata abbiano commesso alcuna delle supposte violazioni della legge statunitense riportate in ciascuna delle accuse, non è a conoscenza di alcuna violazione da parte della signora Meng, e ritiene che i tribunali statunitensi alla fine giungeranno alla stessa conclusione .”

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