La lotta alla pirateria digitale è un tema caldo nel panorama italiano, e la piattaforma Piracy Shield rappresenta uno dei tentativi più controversi per contrastare l’accesso illecito alle trasmissioni sportive, tra cui quelle della Serie A. Tuttavia, il metodo di blocco preventivo dei contenuti pirata, basato su segnalazioni automatiche, ha sollevato numerose critiche. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’errata segnalazione di un indirizzo (fatta da DAZN) che ha portato al blocco per alcune ore del servizio Drive di Google. Invece di chiedere scusa e di cercare di arginare con maggiore attenzione gli errori della piattaforma antipirateria, il commissario Massimiliano Capitanio, fautore del progetto, ha rilanciato, accusando Google di non fare abbastanza per fermare la pirateria (soprattutto non cancellando dal proprio store le numerose app pirata facilmente scaricabili) e diffidato DAZN, per aver effettuato con troppa sufficienza la segnalazione che ha bloccato i servizi di Big G.
A ciò si aggiunge il recente intervento della Lega Serie A contro Google che ha acceso ulteriormente i riflettori su Piracy Shield, evidenziando la complessità e le tensioni legate al funzionamento della piattaforma e alle sue possibili conseguenze.
Insomma è un tutto contro tutti, che non risparmia neppure i vertici di AgCom, profondamente divisa al proprio interno.
Serie A Contro Google: la diffida
Il 7 ottobre, la Lega Serie A ha inviato una formale diffida a Google Ireland Ltd, chiedendo la rimozione dai risultati di ricerca di tutte le pagine che permettono l’accesso gratuito alle partite in streaming, compresi siti e software illegali utilizzati per ottenere il cosiddetto “pezzotto”. Secondo i legali della Lega, oltre 20.000 pagine dovrebbero sparire dai risultati di Google, pena il ricorso al tribunale. La situazione, però, non si limita alla rimozione dei link: anche il Google Play Store, che ospita numerose app che offrono streaming non autorizzato, è sotto accusa per una presunta mancanza di controllo.
La tensione tra il mondo del calcio e quello delle piattaforme online, Google in primis, si riflette nel sostegno che la Lega Serie A ha ricevuto dall’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), attiva su più fronti nella battaglia contro la pirateria. Nonostante il ruolo cruciale di AGCOM, l’episodio dello scorso anno, in cui il sistema di segnalazione della piattaforma DAZN ha erroneamente bloccato Google Drive, ha suscitato critiche e dubbi sulla gestione di Piracy Shield. In risposta, AGCOM ha recentemente diffidato anche DAZN (diffida comminata nonostante voti contrari all’interno della stessa AgCom), minacciando di revocare il suo potere di segnalazione per i blocchi automatici, un segnale evidente di come la lotta alla pirateria possa, paradossalmente, portare a gravi problemi di governance.
L’AGCOM è spaccata: Capitanio e le critiche di Giomi e Giacomelli
Tra i principali promotori della piattaforma c’è il commissario AgCom Massimiliano Capitanio. Capitanio, noto per il suo impegno contro il “pezzotto” e altri metodi di fruizione illegale delle partite, è diventato il volto pubblico di Piracy Shield. Tuttavia, nonostante il suo sostegno, all’interno dell’AGCOM non tutti condividono la sua visione.
Una voce fortemente critica è quella di Elisa Giomi, commissaria AGCOM e professoressa di Sociologia alla Università Roma Tre, espressione del Movimento 5 Stelle, che in un post su LinkedIn è uscita allo scoperto e ha dichiarato apertamente: “La piattaforma Piracy Shield doveva essere sospesa. Ci ho provato”.
Giomi ha evidenziato come la piattaforma sia stata implementata senza adeguate garanzie di trasparenza o una gara d’appalto, scelta che secondo lei appare discutibile considerando che la Lega Serie A, promotrice della piattaforma, è anche parte in causa nella battaglia contro la pirateria. Il suo commento ha trovato sostegno anche in un altro commissario AGCOM, Antonello Giacomelli, che da tempo critica il sistema di blocco automatico e ha chiesto una revisione della metodologia. Entrambi evidenziano preoccupazioni su una potenziale violazione dei diritti degli utenti e su possibili errori di sistema.
I rischi di Piracy Shield secondo Zanero e Quintarelli
Oltre alle critiche interne all’AGCOM, Piracy Shield è stato oggetto di dure valutazioni anche da parte di esperti e tecnici informatici. Tra questi, il professor Stefano Zanero, esperto di cybersecurity e docente al Politecnico di Milano, ha sollevato seri dubbi sul metodo scelto dalla piattaforma: bloccare automaticamente indirizzi IP e domini senza verifiche preventive, un approccio che, secondo lui, potrebbe portare a errori potenzialmente pericolosi. Il suo monito è chiaro: “È solo questione di tempo, e prima o poi ci scapperà un morto… Se si fa questa cosa prima o poi il morto ci scappa. Vogliamo spegnere questo blocco degli IP prima che succeda, perché è inevitabile che succeda?”.
Zanero evidenzia quindi una prospettiva allarmante sulla gestione automatizzata e poco trasparente delle segnalazioni, che potrebbe danneggiare in modo irreparabile anche piattaforme e servizi legittimi.
A fare eco a questa visione è Stefano Quintarelli, imprenditore ed esperto informatico, che vede in Piracy Shield un potenziale “centro di rischio sistemico” per la sicurezza informatica italiana. Quintarelli teme che la piattaforma, progettata con apparenti falle di sicurezza, possa essere bersaglio di attacchi informatici da parte di entità ostili, le quali potrebbero abusarne per bloccare servizi essenziali nazionali come ospedali, aeroporti, ferrovie o anche siti governativi: “Se domani qualche attore statale o simile prende possesso di quella piattaforma e la usa fraudolentemente… abbiamo un danno ciclopico”.
Piracy Shield: il futuro della piattaforma
Piracy Shield rappresenta dunque una delle soluzioni più radicali e discusse nella lotta alla pirateria digitale. La questione, però, va ben oltre il mero contrasto all’uso illegale dei contenuti sportivi: la piattaforma è infatti uno snodo di discussioni profonde sulla trasparenza delle procedure, la tutela dei diritti degli utenti e i rischi di abuso di potere, siano essi causati da errori tecnici o da attacchi esterni.
Se da una parte il supporto di AGCOM e della Lega Serie A dimostra la volontà di affrontare la pirateria in modo risoluto, dall’altra le critiche da parte di commissari, esperti e tecnici sollevano la necessità di valutare attentamente i rischi associati all’adozione di strumenti di censura automatica. La battaglia, quindi, non sembra destinata a risolversi nel breve periodo, e il futuro di Piracy Shield potrebbe dipendere dalla capacità dei suoi promotori di affrontare in modo costruttivo le obiezioni e i rischi individuati dagli esperti.
Nel frattempo, però, Massimiliano Capitanio, anche all’interno dell’AgCom, è sempre più solo. Per il momento regge l’indispensabile supporto del Governo, ribadito dal Ministro delle Comunicazioni Adolfo Durso. Un supporto che potrebbe però essere messo a dura prova dal prossimo errore.