Lo chiamano equo compenso ma di equo ha ben poco, almeno per i consumatori finali. Sì perché l’unica forma di equità concessa è di portare milioni di euro nelle casse della Siae nonostante che la copia privata, nell’epoca dello streaming, sia un fatto tutto da analizzare sotto un’ottica totalmente nuova. Insomma, un retaggio che si abbatte su un mondo, quello digitale e della mobility, che si muove a ritmi più veloci, pressoché siderali, rispetto a quelli placidi e attempati dei Governi e della Società Italiana Autori ed Editori.
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Così in attesa della pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale, sono state già viste on-line le tabelle con gli adeguamenti (aumenti) che si applicheranno ai prezzi di cellulari, smartphone, tablet e dispositivi elettronici generati per ottemperare al cosiddetto equo compenso per la copia privata. Per la serie, “andiamo a far cassa laddove si vende di più”.
Sovrapprezzi che, sempre stando alle informazioni finora disponibili, arriveranno a incrementi fino al 500% rispetto all’attuale equo compenso. E saranno scorporati ed espressi nel prezzo finale del prodotto, quindi a carico del cliente finale e probabilmente non assorbiti da produttori e distribuzione. Poco conta se si tratta di un adeguamento europeo e quanto si paga in altri Paesi dell’Ue. Conta più la sostanza: si tratta di una tassa preventiva per integrare la Siae di quanto perso dalla diffusione illegale di contenuti. E che vive e prospera sull’ipotesi, tutta da verificare, che chi possiede un dispositivo mobile ne utilizzi le capacità di memorizzazione per eseguire copie pirata di musica, video e contenuti protetti da copyright.
Nell’epoca dello streaming audio/video è un’ipotesi che andrebbe valutata con metodi nuovi e con nuove forme di equo compenso; ma tant’è, si sceglie la strada veloce per fare spuntare la sovvenzione ad hoc per la Siae. E non poco: per uno smartphone o tablet si parte da 3 euro fino a 5,20 euro con memorie da oltre 32 GB. Prima era di 0,90 euro per gli smartphone e zero per le tavolette elettroniche.
Ovviamente sono “compensi” Iva eslcusa, quindi si superano abbondantemente i sei euro. Sui dischi fissi esterni si arriva a oltre 20 euro, sui Pc circa 5 euro e suelle chiavette Usb fino a 9 euro. Una mazzata: “Il vero motivo di questi aumenti è che la Siae ha bisogno di soldi per i suoi disastrati bilanci (686 milioni di euro di debito al 31 dicembre 2013)“, conclude Fabio Fulvo, responsabile delle politiche per lo sviluppo di Confcommercio.