TikTok è in vendita. Da qualche settimana Zhang Yiming, amministratore delegato dell’app cinese che conta oltre 800 milioni di utenti in tutto il mondo, lo ha fatto capire in modo chiaro.
Se l’obiettivo è quello di assicurare lunga vita all’app, nata come network musicale e ora diventata un social network globale, forse l’unica possibilità è che la proprietà (cinese) cambi mano. Sembra impossibile, ma il motivo si cela dietro a una lotta politica fra Cina e Usa. Ancora una volta, nei giorni scorsi, Trump ha minacciato di inserire TikTok nella entity list, l’elenco delle aziende con le quali le società americane non possono intrattenere rapporti commerciali, se non con speciali autorizzazioni da parte del Governo Usa. Esattamente quello che è successo a Huawei.
Il motivo? TikTok (presente in Italia da poco più di un anno) sa che non potrebbe continuare la propria attività qualora arrivasse un bando nel suo mercato principale, quello degli Stati Uniti appunto, dove ByteDance, l’attuale proprietario, conta 50 milioni di iscritti.
Secondo calcoli che conteggiano il giro d’affari di TikTok la compravendita potrebbe valere fra i 20 e i 25 miliardi di dollari. E nel quadro, non a caso, si è inserita nelle ultime ore Microsoft che, oltre a poter far leva su un’enorme liquidità, sarebbe l’acquirente perfetto per placare le ire di Donald Trump.
In gioco non c’è solo l’acquisizione di una delle app maggiormente in crescita del mercato mondiale, ma una sfida politica fra due continenti. In passato, infatti, molti contenuti di piattaforme americane sono stati bloccati (o meglio censurati) da Pechino, mentre la stessa cosa non è accaduta per le voci cinesi in America. Ora Trump ha decretato lo stop a questa mancanza di reciprocità, mettendo Tik Tok alle strette.
Proprio ieri Trump ha dichiarato: «TikTok è fonte di preoccupazione per la sicurezza nazionale, li metteremo al bando negli Stati Uniti».
La soluzione più semplice sembra dunque una: vendere, per continuare a sopravvivere e a crescere prima che sia troppo tarsi.