Power bank, la parola magica che “salva la vita” a chiunque, per lavoro o per diletto, si ritrova a vivere iperconnesso al proprio smartphone, perché benché oggi gli smarphone siano dispositivi tendenti alla perfezione, il problema della batteria e della sua carica, continua a esistere. Non sempre è possibile attaccarsi a una presa della corrente ed è proprio in questi casi che avere una batteria portatile, un accumulatore di carica, aiuta tantissimo. E no, non vale dire che bisognerebbe imparare a fare a meno dei propri device tecnologici, perché a volte è realmente necessità professionale o privata.
Ma partiamo dalle basi: cos’è un power bank e quindi, poi, come siamo arrivati ai nuovi power bank wireless.
Power Bank: dalle batterie portatili con cavo ai caricatori senza fili
Cos’è un power bank? Per rispondere a questa domanda, Power Bank affidabile ci viene in auto. La maggior parte delle persone lo utilizza, ma non tutti sanno effettivamente di cosa si tratti. Vediamo quindi di darne una definizione sintetica e chiara.
Il power bank o batteria portatitile o anche accumulatore di carica, per attenerci a una traduzione più letterale, è un dispositivo che funge da riserva di energia, portatile appunto. Vi si connettono smartphone, tablet o altri dispositivi per poterli caricare in assenza di prese della corrente a cui attaccarsi. Il power bank, naturalmente, a sua volta deve essere ricaricato, e questa volta sì, attaccandolo a una presa della corrente, altrimenti finiamo come alla fiera dell’Est con il gatto che mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
I power bank possono avere differenti capacità di carica, esistono quelli più potenti e quelli meno potenti, quindi, quando si sceglie quello da acquistare, è bene aver chiare le proprie esigenze di “sopravvivenza”, perché si potrebbe aver bisogno, ad esempio, di dover attaccare anche un notebook.
La capacità nominale dei power bank è data dai mAh: maggiori sono e maggiore sarà la capacità di carica. Ovviamente specifichiamo che un power bank è capace, tendenzialmente, di garantire una carica effettiva pari a circa l’80% della carica nominale.
In quanto tempo si carica un power bank? Maggiori sono le dimensioni della sua batteria, maggiore sarà il tempo necessario alla sua carica.
Ok, fin qui abbiamo fatto chiarezza sugli aspetti fondamentali del power bank. Ma veniamo quindi all’argomento oggetto di questo nostro approfondimento: i nuovi power bank wireless, ovvero senza cavi e cavetti.
Se almeno una volta abbiamo utilizzato un power bank, sappiamo che è necessario collegarlo al nostro dispositivo da ricaricare mediante cavo usb. Oggi però esiste una grandissima e bellissima novità: il power bank wireless, che ci consente di essere ancora più liberi. E felici, presumibilmente.
Power bank wireless: cosa sono e come funzionano
I power bank wireless sono, come i fratelli nati prima, delle batterie portatili o degli accumulatori di carica. La differenza rispetto ai primi è che, appunto, per caricare il nostro dispositivo, non abbiamo bisogno di cavo usb, ma basterà appoggiarlo per poter avere accesso alla riserva di energia.
Qual è il principio di funzionamento dei power bank wireless se non vi è la presenza di un cavo che trasferisce l’energia di carica? Il principio è l’induzione elettromagnetica. La base di ricarica, in questo caso il power bank wireless, genera energia, a sua volta accumulata grazie a una ricarica precedente, che viene trasmessa alla batteria del nostro dispositivo attraverso dei sensori trasmettori che entrano in contatto con dei sensori ricevitori posti nel device che vogliamo ricaricare.
Il trasferimento di energia elettromagnetica avviene quindi per accoppiamento induttivo, un po’ come funziona tra pentole e piastre a induzione, aspetto che ci porta a definire un particolare importante: per poter ricaricare il nostro dispositivo con un power bank wireless, è fondamentale che la stazione di carica e il device da ricaricare siano vicini. In sostanza, lo smartphone o il tablet devono essere appoggiati alla base di carica.
Power bank wireless: come funziona il trasformatore di energia
Compreso il meccanismo di ricarica mediamente accoppiamento induttivo, vediamo come funziona il trasformatore di energia del power bank wireless.
All’interno del trasformatore sono contenute delle bobine, chiamate induttori, che a contatto con le bobine contenute nel dispositivo da ricaricare, azionano un campo elettromagnetico che genera energia che a sua volta carica il dispositivo. Ovviamente, per poter sfruttare questo principio di ricarica, è necessario possedere un dispositivo in grado di “accettarla”.
Pro, contro e piccole diatribe
Quando sul mercato arriva una novità tecnologica è normale che si aprano delle discussioni sui pro e sui contro di tale novità, va da sé che anche l’avvento dei power bank wireless abbia generato non pochi dibattiti.
Tra i pro si evidenzia soprattutto la possibilità di non avere cavi aggiuntivi sparsi sul piano di lavoro, quindi maggiore pulizia e praticità. Tra i contro il fatto che, appunto, questo tipo di soluzione è comoda per chi trascorre molto tempo a una scrivania e non per chi ha necessità di far caricare il dispositivo in borsa, come si può fare con un power bank classico. Un ultimo contro evidenziato, stretta conseguenza del primo, è che il power bank wireless non consente l’utilizzo del dispositivo durante la fase di ricarica.
Come sempre, però, agli utenti posteri l’ardua sentenza.