Le valute virtuali sono una forma di denaro “privato” la cui particolarità risiede nella loro natura digitale. Non hanno un’entità fisica perché vengono create, memorizzate e utilizzate su computer o altri dispositivi in formato elettronico.
In pratica, rappresentano un valore digitale che non necessariamente è collegato ad una moneta che ha corso legale. Infatti, non sono emesse da una Banca Centrale o da un’autorità pubblica.
Uno degli aspetti positivi delle valute virtuali è il riconoscimento globale, la velocità negli scambi e la sicurezza. Il loro valore dipende dall’emotività degli investitori (il cosiddetto “sentiment”).
Come viene speso e investito il denaro digitale?
Il denaro digitale viene utilizzato come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi: non sono poche le realtà sul web che hanno implementato il carrello del proprio e-commerce accettando le valute virtuali come corrispettivo dell’acquisto di un prodotto, di un servizio e o per effettuare donazioni.
Inoltre, il trading in valuta digitale, è una modalità di investimento online molto piuttosto popolare ai giorni nostri nonostante richieda formazione e tempo. Si tratta di una pratica che per quanto spacciata come “magica” difficilmente vi farà diventare ricchi dall’oggi al domani ma può essere usata come fonte di guadagno alternativa.
Banche e Stati d’Europa: come sono regolamentate le valute virtuali?
Il nostro ordinamento non prevede una definizione delle criptovalute; la Banca d’Italia sin dal 2015 si è espressa a sfavore, per ragioni prudenziali, all’utilizzo dei bitcoin.
Per l’European Banking Authority (EBA) le valute virtuali sono definite come rappresentazioni digitali di valore, non avente corso legale e non emesse da nessuna Autorità centrale. In Europa non vi è una regolamentazione specifica delle monete virtuali, tuttavia, ci sono state proposte di regolamentazione nelle quali si scoraggiava gli operatori di intermediazione finanziaria all’utilizzo dei bitcoin.
La BCE prima nel 2012 e poi nel 2015 ha pubblicato un rapporto sulle criptovalute affermando che questo fenomeno può avere impatti sulla politica monetaria. Nonostante l’atteggiamento preclusivo alla circolazione delle monete virtuali da parte di istituzioni e banche, l’espandersi dell’utilizzo delle criptovalute ha raggiunto flussi spaventosi.
Sul piano fiscale in Europa si evidenziano posizioni differenti.
In Germania, ad esempio, le valute virtuali sono qualificate tra gli strumenti finanziari e i loro flussi configurano un’attività riservata soggetta ad autorizzazione.
In Francia, invece, lo scambio di monete virtuali contro unità di monete avente corso legale è attività soggetta ad autorizzazione ed al pagamento.
In USA il Dipartimento del Tesoro si è occupato di regolamentare i servizi di conversione di valute virtuali con valute avente corso legale prevedendo per tali prestazioni gli obblighi di registrazione e di reporting previsti dalla normativa in materia di contrasto del riciclaggio.
Che cos’è la blockchain?
E’ il sistema attraverso il quale i bitcoin e altre valute valute virtuali vengono messe in circolazione. Funziona tramite un’applicazione informatica che utilizza un protocollo matematico e di criptografia decentrato denominato “blockchain” e condiviso tra gli utenti della Rete.
Le monete virtuali hanno natura digitale, funzionano in base a codici crittografici e complessi calcoli algoritmici, circolano sulla base di un meccanismo fiduciario fondato sull’accettazione volontaria da parte degli operatori che ne riconoscono il valore di scambio indipendentemente da un obbligo di legge.
Lo scambio della moneta virtuale avviene attraverso un’applicazione informatica dedicata denominata “virtual currency wallet”. Sono fornitori di servizio di gestione del wallet: Coinbase, Multibit, Bitcoin e Wallet.
Ad oggi, nonostante alcuni tentativi di regolamentazione da parte delle banche e dei governi europei, le criptovalute circolano in totale libertà e senza particolari restrizioni nel mondo virtuale.