La battaglia fra Xiaomi e il governo degli Stati Uniti si arricchisce di un nuovo capitolo dopo il bando appioppato al produttore cinese da Donald Trump in uno degli ultimi giorni del suo mandato.
In pratica, Xiaomi è stata dichiarata come una “compagnia militare cinese comunista” e, per questo motivo, considerata un pericolo per la sicurezza nazionale degli Usa. Da qui il divieto imposto alle società di investimento americane di innestare capitali nella società.
Se la decisione di Trump dovesse essere confermata tutti gli investitori istituzionali americani in Xiaomi sarebbero costretti a ritirare le partecipazioni nell’azienda entro novembre. Fra questi ci sono Qualcomm Inc., BlackRock Inc., Vanguard Group Inc. e State Street Corp.
Per questo motivo Xiaomi Corp ha intentato una causa contro i dipartimenti della Difesa e del Tesoro degli Stati Uniti, nella quale si oppone all’inserimento della compagnia nella lista nera. La causa è stata presentata presso il tribunale distrettuale della Columbia e chiama anche in causa il segretario alla difesa Lloyd Austin e il segretario al tesoro Janet Yellen. Lo riporta Bloomberg.
I rappresentanti di Xiaomi hanno già definito la lista nera “incostituzionale” e sostengono che Xiaomi subirà un danno imminente, grave e irreparabile se le disposizioni restrittive dovessero essere confermate.
Anche Huawei Technologies Co. e la maggior parte delle sue filiali sono entrate nalla lista nera, così come il gigante cinese della produzione di chip Semiconductor Manufacturing International Co. e il produttore di droni SZ DJI Technology Co.
In molti si chiedono se con la nuova amministrazione Biden gli Stati Uniti allenteranno la tensione nei confronti delle multinazionali finite nella Entity List. Tuttavia, per il momento, l’azione legale di Xiaomi rappresenta un’ulteriore escalation delle continue tensioni economiche e politiche tra Stati Uniti e Cina.